Oggi è il domani di cui avevi tanto paura

di Andrea Carovigno

 

Sembra che le nostre paure, intendo di noi genere umano, oggi si siano concentrate in un unico termine “Coronavirus”.

La paura di essere infettati e di poter morire ha reso il mondo più piccolo, i momenti di quarantena si somigliano molto in quasi tutte le parti del mondo. La corsa all’informazione di “primo pelo..” è diventato lo sport più praticato da noi tutti, costretti agli angusti limiti di un soffice divano ad attendere, ad aspettare leggendo le notizie sapientemente snocciolate da internet.

Avevamo forse dimenticato il concetto di attesa, di code, tempo trascorso in famiglia, ecc. vivendo l’insicurezza di non poter più mantenere quello che fino a ieri ci sembrava il bene più prezioso: le nostre abitudini. Il senso di forza che ci dava il poter decidere all’ultimo minuto, la possibilità di scegliere tra mille proposte, prodotti diversi, servizi diversi, lavori diversi e persino partner diversi insomma una grandissima possibilità di scelta.

Tutto ciò sembrava ovvio, direi scontato, quasi come fare una passeggiata oppure andare sotto casa a prendere il pane, il latte, il giornale o semplicemente bere un caffè in compagnia. Abitudini incancrenite in un modello che ci faceva pensare che sarebbe sempre stato così, persino i racconti dei nostri nonni ci apparivano esagerati, per alcuni addirittura fuori dalla realtà.

I TG nazionali che raccontavano di conflitti e sofferenze nelle diverse parti del mondo sembravano quasi non poterci toccare, talvolta, banalizzandoli, ci sembravano quasi delle raffazzonate rappresentazioni hollywoodiane. Oggi ci troviamo a combattere uno dei nostri peggiori nemici: l’incertezza. Prima o poi, si dice, il virus verrà debellato ma la paura che ha generato in noi ed il senso di insicurezza, quello no purtroppo resterà. Rimarrà in noi per sempre, un senso di generale inquietudine che ci porterà a dubitare dell’altro, della sua vicinanza, del suo contatto, tutto ci sembrerà rischioso e ci allontanerà sempre di più uno dall’altro oppure saremo fortunati perché cambieranno le modalità d’incontro e la qualità del tempo trascorso insieme, indipendentemente da mascherine, guanti ed interfacce elettroniche? Credo che il vero antidoto contro questo virus l’essere umano ce l’abbia dentro se stesso. Intendo la volontà di stare con gli altri, spendersi per le altre persone, e in questi giorni, ci sono state espressioni meravigliose di questo in tutte le parti del mondo. Ecco forse ci si sente meno soli perché si condividono situazioni, speranze e soprattutto la voglia di ricostruire. Numerosi sono i momenti d’incontro online a tutti i livelli, ho potuto notare una voglia di sperimentare senza precedenti, un desiderio quasi “rinascimentale” di migliorare le metodologie, le tecniche, le procedure e addirittura le leggi per agevolare e rendere meno penosa la situazione attuale di “reclusi”.

Il nostro cronico scetticismo verso modelli moderni o più evoluti ha lasciato spazio alla parte più bella dell’intelligenza umana: la creatività. Ecco allora caffè virtuali, musei virtuali, smartworking, webinar ecc. con il preciso intento di mantenere oppure sviluppare relazioni e condividere momenti perché, in fondo, noi siamo relazione. In questo senso la cosa che più ci sconvolge e ci fa paura è proprio l’idea della mancanza di contatto con gli altri. Il tempo trascorso in compagnia è diventato, di botto, preziosissimo. La speranza di tutti noi è che i nuovi strumenti e i nuovi modelli ci offrano sempre più un’alternativa valida pur sapendo che nulla potrà mai più essere come prima ma anche che nulla potrà mai sostituire l’incontro di persona e tra persone.

Non avevi mai pensato di desiderare così tanto poter stare con gli altri come in questo momento, vero? In tal caso forse aveva ragione Jim Morrison quando ci ricordava che: “Oggi è il domani di cui tanto avevi paura!”. Che ne dici?

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