Intervista al prof Özdemir, esperto ambientalista musulmano (II parte)

(precedente)

di Manuel Olivares

Prof. Özdemir, in Medio Oriente vi è un risveglio per l’ambientalismo?

“Si, stiamo assistendo a un risveglio tra i giovani. Ogni anno abbiamo diversi tesi di laurea e Master sull’ambiente. Ho studenti laureati provenienti da diversi paesi che hanno lavorato sull’ambiente da prospettive filosofiche, teologiche antropologiche e psicologiche.

Recentemente, il pubblico ha iniziato a capire che i problemi ambientali sono le cause profonde della deforestazione, delle inondazioni, della siccità, della fame, del razzismo, delle migrazioni internazionali, del terrorismo, delle violazioni dei diritti umani, della tratta di esseri umani e persino del nichilismo.

I conflitti del Medio Oriente, sino a che ci sarà dipendenza dalle materie prime fossili, non finiranno mai. Questo si inizia a capire e i giovani si stanno muovendo in quella direzione.

Anche la Turchia, per esempio, dopo gli incendi devastanti di questa estate, ha deciso di entrare nell’accordo di Parigi. Erdogan lo ha detto all’ultima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York; infatti è pronta, grazie anche al nostro intervento, una legge che farà aderire la Turchia ad entrare nel patto di Parigi.

In conclusione, professore, cosa ci consiglia?

“In primo luogo, abbiamo bisogno di una strategia solida e globale per l’ambiente, il cambiamento climatico, lo sviluppo sostenibile, i movimenti di popolazione e persino il trasferimento di tecnologie. Per fare questo abbiamo bisogno di una trasformazione basata su:

– costruire conoscenza ecologica; educare tutti i cittadini allo spirito dell’apprendimento permanente sull’impatto degli esseri umani sugli ecosistemi a breve e lungo termine;

– iniziare con la formazione degli insegnanti sui cambiamenti climatici e sui problemi ambientali;

– sviluppare reti sociali; cooperare per proteggere l’ambiente, fornendo visione e obiettivi in un quadro completo.

L’istruzione è la chiave per il cambiamento; la formazione deve essere quindi al centro dei nostri sforzi, sia per adattarci al cambiamento che per trasformare il mondo in cui viviamo.

Il Corano ci insegna a guardare la natura e vedere “Come è stata creata meravigliosamente da Dio!”.

Permettetemi solo di raccontarvi una storia del maestro sufi Bayazid al-Bistâmi come saluto finale per capire come dovremmo comportarci con il creato:

‘Bayazid acquistò alcuni semi di cardamomo ad Hamadhan e prima di partire ne mise nella sua borsa una piccola quantità che era avanzata. Raggiunto Bistam e ricordando ciò che aveva fatto, tirò fuori il seme e scoprì che conteneva diverse formiche. Dicendo: “Ho portato via le povere creature dalla loro casa”, partì immediatamente e tornò ad Hamadhan, una distanza di diverse centinaia di miglia [738 km], per riportare le formiche nel luogo in cui presumibilmente si trovavano prima di finire nella sua borsa.’

In breve, oggi è tempo per noi di cercare di capire i doni che la grazia di Allah ha riversato su di noi e vivere una vita eco-compatibile con il resto della creazione, senza mai dimenticare le nostre responsabilità morali nei confronti delle generazioni future”.

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