L’Arabia Saudita invita alla responsabilità nelle questioni mediorientali

di Mario Gaetano

Il mese scorso, il re saudita Salman bin al-Aziz al-Saud ha tenuto un discorso davanti all’assemblea generale dell’ONU, tra l’altro nel periodo in cui ricorre l’anniversario della fondazione del Regno.

Nelle parole del re Salman, che presiede il G20 dall’anno scorso, è emerso tutto l’impegno e la responsabilità del Regno nell’affrontare le sfide che toccano sia il Medio Oriente che il mondo intero.

Il primo problema che l’Arabia Saudita deve affrontare è la pandemia causata dal “Covid-19”, che inficia non solo la qualità di vita delle persone, ma anche l’economia mondiale. Il Regno, dal canto suo, ha intrapreso tutti gli sforzi possibili per contrastare l’avanzata di questo terribile virus, sospendendo, ad esempio,l’‘Umra (il pellegrinaggio minore) e Hajj (quinto pilastro dell’Islam), seguendo le direttive dettate dall’O.M.S.. Non sfugge, inoltre, l’enorme aiuto fornito dai sauditi all’economia mondiale: essi, infatti, hanno messo a disposizione cinquecento milioni di dollari, che rappresentano, soprattutto, un sostegno enorme per i Paesi più deboli. Tale ingente somma di denaro servirà non solo per sostenere il sistema sanitario mondiale, ma anche per la produzione di un vaccino contro il coronavirus. Questo grande gesto sottolinea come l’Arabia Saudita abbia deciso d’impegnare anche la sua ricchezza per proteggere la salute.

È giusto ricordare anche che il Paese, culla dell’Islam, ha già impegnato le sue ingenti sostanze per il progetto “Vision 2030”, un piano di sviluppo socio-economico varato quattro anni fa dal Consiglio dei Ministri del Regno. È molto interessante notare come l’ambizioso programma punti, principalmente, allo sviluppo delle piccole e medie imprese e allo stesso tempo alla diversificazione delle attività economiche e alle fonti energetiche alternative, come per esempio l’energia solare. Il risvolto positivo di tale programma sarà soprattutto la creazione di nuovi posti di lavoro.

Il suddetto piano poggia la sua attività su tre pilastri: il primo è lo status del Regno che diventerà, in questo modo, il cuore del mondo arabo islamico;il secondo pilastro è il suo impegno a diventare il motore globale per gli investimenti;il terzo pilastro, infine, riguarda l’ambizione dell’Arabia Saudita a diventare un centro economico mondiale per l’Asia, Europa e Africa.

Il re Salman ha toccato un altro argomento dopo quello della pandemia e dell’economia, ovvero quello della stabilità del Medio Oriente di cui, secondo le sue parole, non si può fare carico solo l’Arabia Saudita, ma serve una coalizione internazionale che assolva a quest’importante compito.

A tale proposito, il Custode dei due Luoghi Sacri ha sottolineato come la politica del Regno si basa soprattutto sulla: “convivenza, nella pace e nella giustizia”.Il Medio Oriente, oggi, soffre di un’instabilità cronica a causa del terrorismo, rappresentato da “Daesh” e da “al-Qaeda”; a questo proposito, infatti, il re sottolinea come, le loro azioni criminali non danneggiano solo i musulmani nei loro territori, ma rovinano anche la loro reputazione all’estero, poiché i seguaci di Muhammad che vivono fuori dalla “Dar al-Islam” non hanno vita facile, perché sono costretti a pagare il prezzo di azioni di cui non sono responsabili.

Il re pone l’accento anche sulla questione iraniana: il Paese sciita, infatti, è il principale responsabile dell’instabilità dello Yemen, poiché con le sue azioni dirette ed indirette, ha impedito una riconciliazione nazionale, che porterebbe ad una stabilità permanente del territorio.

Nel discorso di Salman c’è spazio anche per il Libano, altro tema caldo, poiché, secondo il Custode dei due Luoghi Sacri fintantoché hezbollah userà la forza per imporre la sua volontà, il Paese non uscirà dalla spirale d’insicurezza.

Le parole dell’attuale leader del G20 hanno mostrato i principali problemi che affliggono il pianeta in questo momento difficile. Egli sottolinea, inoltre,come l’instabilità politica del Medio Oriente possa essere risolta solo con la cooperazione internazionale, cui sarà di supporto la solida economia saudita, che ambisce a diventare un punto di riferimento economico per il mondo intero, come indicato proprio nel programma “Vision 2030”.

La strada, però, è ancora lunga, ma l’Arabia Saudita ha iniziato a costruirsi un’immagine di leader per il Medio Oriente e più in generale per il mondo intero.

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