Amnesty, porre fine a divieti di viaggio ‘arbitrari’

Amnesty International ha descritto come “arbitrari” e “illegali” i divieti di viaggio imposti a diverse personalità dopo le misure eccezionali disposte dal presidente tunisino Kais Saied. L’organizzazione per i diritti umani afferma di aver identificato almeno 50 casi di “diniego di viaggio” nei confronti di giudici, funzionari e uomini d’affari e di un parlamentare. “Il numero totale è probabilmente molto più alto”, ha affermato in una dichiarazione Amnesty.

Saied, presidente eletto nel 2019, ha invocato l’art. 80 della Costituzione per licenziare il capo del governo e sospendere il Parlamento per un periodo iniziale di 30 giorni, prima di annunciare lunedì sera la prosecuzione di tali misure a tempo indeterminato. Dopo questo colpo di mano, arresti, divieti di viaggio e arresti domiciliari hanno interessato magistrati, deputati e uomini d’affari, nell’ambito di una operazione anti-corruzione promessa da Saied, nella quale pero’ alcuni intravedono un declino delle libertà in Tunisia.

“La sospensione indefinita del Parlamento da parte del presidente Kais Saied non può giustificare la violazione dei diritti e delle libertà nel Paese o minare il sistema giudiziario”, ha affermato Heba Morayef, direttore di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa settentrionale.

“Le autorità tunisine hanno imposto alle persone divieti di viaggio illegali e arbitrari nelle ultime settimane senza giustificazione e in assenza di qualsiasi decisione giudiziaria, in flagrante violazione del loro diritto alla libertà di movimento”, ha aggiunto Morayef citata nel comunicato. “Anche in circostanze eccezionali, una persona dovrebbe essere in grado di vedere e contestare le prove su cui si basa un divieto di viaggio”, ha aggiunto.

“La libertà di movimento è un diritto costituzionale che mi impegno a garantire”, ha affermato la scorsa settimana il presidente Saied. “Ma alcune persone dovranno rispondere alla giustizia prima di poter viaggiare”, ha aggiunto. Tuttavia, l’esame dei 50 casi individuati da Amnesty “dimostra che le persone interdette al viaggio non hanno avuto un vero processo o un’indagine giudiziaria aperta contro di loro” e che sono state informate del divieto di viaggio solo verbalmente dagli agenti di sicurezza aeroportuali. “Questa mancanza di notifica di un provvedimento scritto per limitare la loro libertà di movimento compromette la loro capacità di appellarsi al divieto stesso”, denuncia Amnesty.

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