Climbing Iran, una lezione di emancipazione a trecentosessanta gradi

Nel film-documentario Climbing Iran, la regista Francesca Borghetti mette a fuoco l’immagine di un Iran poliedrico che va oltre le interferenze politiche, evidenziando una società in movimento che cambia di continuo.

Il film-documentario è stato presentato al Festival del Cinema di Roma nella sezione autonoma e parallela di Alice nella Città, ma il percorso per sviluppare questo progetto è stato in realtà faticoso. L’idea di Francesca Borghetti, nata nel 2016, per poterla finanziare, ha dovuto creare un crowdfunding su una piattaforma italiana e nel giro di tre mesi è riuscita a raccogliere diecimila euro.

Tuttavia, il denaro è stato bloccato a causa delle sanzioni americane ai danni dell’Iran. Il termine “Iran”, facente parte del titolo del film, ha interferito con la realizzazione di questo.  Ma la regista non si è arresa e con vari aiuti è riuscita a concretizzare la sua opera.

Attraverso Nasim Eshqi viene racconta la storia di una Donna Iraniana, climber professionista, capace di aprire nuove vie sulle pareti rocciose (nel corso del tempo ne ha aperto oltre 70) non solo in Iran, ma anche all’estero. Nasim, classe 1982, è sempre stata una sportiva: campionessa di karate e kick boxing, nel 2005 all’età di 23 anni ha proseguito la sua carriera di sportiva conciliandola con la natura.

La regista spiega che a colpirla è stato lo sguardo della climber rivolta verso la vetta della montagna, rivelatrice di un’immagine assai diversa rispetto a quella che solitamente si ha delle donne iraniane. Da qui la Borghetti ha incominciato uno studio minuzioso sull’Iran, città a lei sconosciuta sotto molti punti di vista, ma che ben presto si è resa conto di quanto fosse multiforme e non a una sola dimensione. La storia di Nasim ne è la prova.

Climbing Iran non è un film-documentario sull’arrampicata in senso stretto, ma è la storia di una donna forte e decisa che affronta le sfide che la vita le pone per emanciparsi. Il film ha anche lo scopo di esaltare un altro aspetto non da poco: Nasim vive e vuole continuare a vivere in Iran, attraverso il suo operato apre nuove vie che possono essere ripercorse da altre persone non solo in montagna, ma nella vita e ciò può fungere da modello per le donne e gli uomini di tutto il mondo.

Il film-documentario lancia uno spunto di riflessione interessante: andare oltre la “montagna” che spesso ci separa da luoghi, persone e culture è utile per conoscere la realtà dei fatti. La vetta rappresenta la libertà, a volte faticosa da raggiungere, ma essenziale per poterci emancipare da qualsiasi schema concettuale.

Facebook Comments Box