Uiguri, autenticata la Karakax List che certifica gli abusi del governo cinese

Ora è ufficiale. La BBC ha diffuso un raggelante documento, noto come Karakax List, dal nome distretto dello stato nell’estremo nord, lo Xinjiang, dove si concentra la minoranza musulmana uigura. La Karakax List e l’inchiesta che ne è derivata rappresentano lo sforzo collettivo di numerose testate giornalistiche internazionali di cui la BBC si è fatta capofila e che ha avviato le sue pubblicazioni a novembre 2019.  La lista è stata autenticata da dal dottor Adrian Zenz, uno dei massimi esperti mondiali delle politiche cinesi nello Xinjiang, membro senior della fondazione con sede a Washington, Victims of Communism Memorial.

La lista analizzata da Zenz si compone di 137 pagine piene zeppe di colonne con ben tremila nomi di uomini e donne uiguri, spiati per diversi motivi, anche molto banali come “uso del velo” o presenza di “barba prominente” o ancora perché qualcuno ha cliccato per errore su un sito di estremisti.

 

Nel videodocumentario prodotto dal celebre network del Regno Unito si raccontano le vicende di alcuni dei 311 internati accertati nei cosiddetti “campi di rieducazione” istituiti dal governo cinese: dal taglio della barba allo studio delle regole fondanti dello stato del Sol Levante, fino a vere e proprie immersioni nella cultura e nella tradizione cinesi.

“La Cina nega ogni illecito, dicendo che sta combattendo il terrorismo e l’estremismo religioso. –  si legge in un passo dell’inchiesta – Sembra che il documento provenga, a notevole rischio personale, dalla stessa fonte all’interno dello Xinjiang che fece emergere altri documenti altamente sensibili pubblicati lo scorso anno”.

“Questo straordinario documento presenta le prove più evidenti che ho visto fino ad oggi che Pechino stia perseguitando e punendo attivamente le normali pratiche delle credenze religiose tradizionali”, ha affermato il professor Zenz.

Con il monitoraggio del dottor Zenz, la BBC ha pubblicato la sintesi dei motivi per cui sono stati internati i 311 individui comprovati: “Violazione delle politiche statali di controllo sulle nascite” al primo posto; “Inaffidabilità”,  riguardo a comportamenti come visitare siti proibiti o dichiarare ambigue appartenenze sui social network; “Usanze religiose”, la voce sotto la quale è facile trovare persone con una barba prominente o abituate a usare il velo o ancora a pregare secondo i precetti islamici; “Legami con l’estero”, voce piuttosto indefinita sotto la quale si registravano anche semplici scambi di auguri.

L’elenco non ha timbri o altri segni di autenticazione, quindi, per quanto riguarda il valore nominale, è difficile da verificare. È stato fatto trapelare dallo Xinjiang qualche tempo prima della fine di giugno del 2019, insieme a una serie di altri documenti sensibili, che sono finiti nelle mani di un anonimo esile uiguro che li ha trasmessi tutti, tranne questo documento. Il Financial Times fa il nome di un esule uiguro in Norvegia, un attivista di nome Abudewli Ayup. Sarebbe singolare se il primo delatore fosse lo stesso per entrambe le testate e che la BBC volesse ometterne il nome, in quello che sembrerebbe un disguido tra grandi network, ma siamo in fase di verifica di questa situazione.

Solo dopo che il primo lotto è stato pubblicato lo scorso anno, la Karakax  List è stata poi ricondotta a una persona che ha fatto da tramite tra il primo delatore e i media, un’altra uigura che vive ad Amsterdam, Asiye Abdulaheb. Asiye ha dichiarato alla BBC che è certa che la lista sia autentica.

 

 

La quasi totalità dei 311 internati, secondo il governo cinese, sarebbe stata rilasciata dopo aver ottenuto un buon giudizio sulla cultura cinese, con la raccomandazione di essere instradato per lavori specifici. Alcuni casi hanno invece portato a una pena detentiva più stringente.

Indipendentemente dal fatto che la Cina abbia chiuso i suoi campi di rieducazione nello Xinjiang, il professor Zenz afferma che la Karakax List ci dice qualcosa di importante sulla psicologia di un sistema come quello cinese: “Rivela la mentalità da caccia alle streghe che è stata e continua a dominare la vita sociale nella regione”, ha detto.

Oltre ad aver riportato questi abusi, già gravissimi, lo sforzo della BBC e dei media che hanno realizzato l’inchiesta è quello di capire quali attività sono state intraprese nei campi e se è stato fatto ricorso a violenze e torture di qualsiasi natura.

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