La Tunisia che combatte il Covid-19

La Tunisia sta combattendo la lotta contro il Covid-19 e, ad ora, tra i paesi del MENA (Moyen-Orient et Afrique du Nord) e rispetto alla diffusione del virus in Europa, i suoi sforzi sono confortati dal contenuto numero dei contagi e dei decessi dovuti all’epidemia: i casi confermati, sino al 22 aprile, erano 918 (rispetto ai 901 registrati fino al 20 aprile), 38 decessi e 190 guarigioni.

Ma la battaglia non è ancora vinta, come sottolinea la Direttrice Regionale della Sanità del Governatorato di Manouba, uno dei più colpiti del Grand Tunis, la dottoressa Imen Souissi, che afferma, nella videointervista in francese: “Il rischio, in tutto il Paese, è elevato; secondo le stime aggiornate al 20 aprile i casi importati sono 229 mentre gli altri sono dovuti ad una contaminazione orizzontale. Nel Governatorato di Manouba, dove sono Direttrice Regionale, abbiamo registrato 39 casi di Covid-19 di cui solo uno importato, 5 sono i guariti e 5 le persone decedute”. Il Governatorato ha preso delle misure molto decise per arginare il contagio, trasferendo i malati in un’altra città sulla costa: “I malati sono curati in centri di isolamento a Monastir, presso un albergo che ha dato la disponibilità ad accogliere le persone risultate positive e dove attualmente sono assistiti 21 pazienti e si registrano 4 casi di guarigione.”

Se i numeri sembrano, tutto sommato, rassicuranti, Imen Souissi racconta di un caso allarmante di 33 contagi e due decessi occorso in un solo nucleo familiare del Governatorato, episodio che ha indotto ad intensificare le misure precauzionali e il distanziamento sociale nella regione. Il Governo Tunisino e della Manouba hanno vigilato sull’applicazione delle misure di confinamento generale e sulle nuove più vigorose misure di igiene, invitando tutti i cittadini a mantenere la distanza precauzionale e a rimanere a casa, soprattutto se anziani, a usare le mascherine e a lavarsi le mani.

Alla domanda in che modo l’esempio italiano possa aver influito sulle misure prese per fronteggiare l’avanzata del virus, Imen Souissi sembra suggerire che, a fronte di quanto avveniva in Italia e delle molte persone positive e malate che rientravano da Paesi colpiti dall’epidemia, si sia intesa subito l’urgenza di agire con tempestività e di imporre immediatamente la quarantena generale. “La Tunisia, di fronte ai molti casi importati da paesi stranieri (circa 229, per esempio da Italia, Francia, Turchia ma non solo) ha subito preso misure di protezione e di tutela che hanno permesso di limitare la propagazione del virus. Le autorità tunisine hanno subito deciso di istituire il confinamento totale, chiudere le frontiere, porti ed aeroporti agendo precocemente. Anche le regole di igiene, la decisione di chiudere i grandi magazzini, i souq hanno permesso di tenere la diffusione del virus sotto controllo”.

Una battaglia che prosegue anche durante il mese del Ramadan, appena iniziato: il Governo vuole vincerla e ha deciso di alleggerire non le misure di confinamento totale, ma del coprifuoco notturno, posticipandolo alle ore 20 invece che alle 18 fino alle 6 del mattino e vietando ogni manifestazione pubblica; anche le moschee rimarranno, ancora, chiuse al culto e i fedeli pregheranno nei loro domicili. Dal 4 maggio si prevede una graduale distensione di alcune misure restrittive e la progressiva riapertura delle attività produttive e commerciali.

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