La protesta “Liberiamo l’Italia!” diventa troppo “rossa”

Basterebbe l’analisi di Mohamed Konarè, il leader del Movimento Panafricano, per comprendere la necessità di una ribellione all’immiserimento e al conseguente asservimento imposti all’Italia per mano di traditori e di stranieri. E dunque non si potrebbe che guardare con favore la manifestazione in programma il 12 ottobre a Roma, intitolata “Liberiamo l’Italia!”. Un corteo al quale parteciperà la giornalista Giorgia Bitakou, fondatrice del movimento patriotico anti-euro e anti-Ue, “Exit Greek”. Contro l’austerità degli “eurinomani” che ha messo in ginocchio la Grecia, contro chi ha tradito il popolo ellenico. «Dobbiamo lottare uniti una volta per tutte per riprendere le nostre vite e per difendere i nostri Paesi» esorta Giorgia Bitaoku in un video pubblicato sul sito web liberiamolitalia.org. Situazione greca triste come quella italiana. «La Grecia – ricorda la giornalista – è completamente distrutta: hanno rovinato la nostra economia, hanno venduto proprio tutte le risorse nazionali, hanno costretto i greci ad abbandonare il Paese, sostituiscono ogni giorno con migliaia di illegali emigranti i nostri cittadini, e proprio c’è un progetto di rovinare la nostra identità, la nostra cultura, la nostra identità. Abbiamo il diritto di permetterlo? Naturalmente no».

Una manifestazione, quella del 12 ottobre, dunque, che interessa tutti gli italiani, anche musulmani. Tanto più che la religione islamica è fortemente legata a quei valori che multinazionali e mondialisti stanno tentando di cancellare. E infatti anche Daily Muslim ne aveva dato notizia. Peccato però che l’iniziativa abbia già tradito se stessa. Il comitato organizzatore del tostissimo corteo aveva disposto che nessun simbolo di partito politico fosse esposto in quella occasione. Decisione ragionevole, visto che si perseguiva la più ampia rappresentanza di italiani. Dunque si ammetteva solo il Tricolore (lo scriviamo con l’iniziale maiuscola).

Ma lo stesso comitato, spiegando sul suo sito web lo svolgimento della manifestazione, ha tradito le iniziali buone intenzioni. Ai primi di ottobre, riguardo alle insegne ammesse al corteo, ha avvisato: «Unica eccezione, a ribadire la necessità, oggi come ieri, di liberarci dalla gabbia, sarà costituita dalla bandiera del Comitato di Liberazione Nazionale (Cln, tricolore con stella bianca al centro), simbolo unitario che rappresentò la riscossa democratica del popolo italiano e tutte quelle forze che combatterono per la Liberazione del nostro Paese dall’occupazione nazista e che diedero vita alla Costituzione repubblicana». Parole da cui emerge una simpatia politica. Così come era stata indicata dalla stella rossa in mezzo al Tricolore apparsa in foto sul profilo Facebook di “Liberiamo l’Itala” il 18 settembre, alle 18.19, in occasione dell’“accoglienza” riservata a monsieur Macron, a Roma.

Non solo. Il comunicato di adesione alla manifestazione redatto dalla libera associazione “Anteo Zamboni” suona piuttosto “sinistro”. Nel finale si inneggia all’«insegnamento del Che», cioè «Hasta la victoria siempre, Patria o muerte!». E sia che ciascuno elegge i propri beniamini, ma la conclusione dello scritto tradisce lo spirito apartitico della manifestazione:«Come i partigiani ci libereremo (di nuovo)!». Come se non bastasse, si registra l’adesione del Partito del Carc (Comitati di appoggio alla Resistenza per il comunismo), che magari non porterà bandiere in piazza Esedra, ma sul sito web della manifestazione sbandiera la propria inclinazione politica:«La lotta per la sovranità nazionale è un aspetto della lotta della classe operaia e delle masse popolari, oggi in Italia e sempre nella storia del movimento comunista».

Il “rossore” assunto dalla manifestazione ha sortito defezioni. Non è bastato sbiancare la stella in mezzo alla bandiera italiana per evitare le fughe.  Tant’è che ieri il comitato promotore ha comunicato:«Rammentiamo a tutti coloro che sono in cerca di orientamento, che la stella bianca è simbolo patrio presente perfino nello stemma ufficiale della Repubblica italiana. Ci dispiace che alcuni fra quelli che hanno firmato il comune appello, e che quindi perseguono i nostri medesimi obiettivi, pur non avendo chiesto di partecipare personalmente ai lavori interni al Comitato organizzatore, abbiano preferito criticare aspramente e direttamente sul web questa nostra scelta, e arrivino a prendere le distanze dall’intera manifestazione».

Insomma, chi non è “rosso” rischierà di sentirsi a un pesce fuor d’acqua in una manifestazione per una lotta comunque sacrosanta.

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