La Carta dei diritti umani per l’Islam compie 38 anni. Tratti in comune con l’Occidente

Ricorre, oggi, il 38° anniversario della Carta dei diritti umani per l’Islam, redatta e firmata dal Consiglio islamico d’Europa a Parigi nel 1981 presso l’Unesco. che precede quella del Cairo, del 1990, la Dichiarazione dei diritti umani nell’Islam, e quella adottata dalla Lega Araba per i Paesi arabi, entrata in vigore nel 2004: la Carta araba dei diritti dell’uomo.

Come si vede, non una sola, ma ben due Carte che trattano dei diritti umani per tutto l’Islam e una, nello specifico per i Paesi arabi. Così come ne esiste una per i Paesi dell’Africa. Il mondo occidentale, prima di erigersi a paladino esclusivo dei diritti umani, dovrebbe almeno conoscere cosa esiste dall’altra parte. O, almeno, non fare come l’ex ministro dell’Interno, che affermò che l’Islam nella sua carta dei diritti offendeva le donne. Scrisse su un social network che :«gli uomini hanno autorità sulle donne in virtù della preferenza che Iddio ha loro concesso su quelle».

 

 

Invece l’articolo 6 della Dichiarazione in questione afferma:«La donna è uguale all’uomo quanto a dignità umana e ha tanto diritti da godere quanto obblighi da adempire; essa ha un proprio stato civile e indipendenza finanziaria e il diritto di mantenere il proprio nome e lignaggio».

La conoscenza è la virtù dei forti e chi conosce ha in mano il futuro del mondo.

Le Carte sui diritti umani si basano sulla legge divina del Corano, poiché in esso già vi sono espresse queste leggi. Per questo assumono un valore di diritti eterni, non abrogabili e non contestabili. Questi articoli hanno in comune con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1948 (quella delle Nazioni Unite), i diritti di famiglia, di uguaglianza, delle pari opportunità e assegna dei doveri fondamentali ai governanti di raggiungere gli obbiettivi definiti dalla legge islamica.

Anche le Carte espresse in seguito confermano gli stessi diritti e doveri e si basano sulla legge islamica. Esempio: la Carta del 2004 parte dello Statuto delle Nazioni Unite e inserisce articoli sui diritti alla libertà e alla sicurezza, l’uguaglianza di tutti davanti alla legge, la protezione dalla tortura, il diritto alla proprietà privata, la libertà di pratica religiosa e la libertà di pacifica associazione.

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