Mala tempora currunt? – viviamo davvero in tempi cattivi?

Se i nostri progenitori latini avevano coniato questo motto famoso specie fra gli studenti liceali vuol dire che tutto sommato non è cambiata molto la vita per un individuo ordinario in tutti questi secoli. Ogni epoca ha avuto i suoi “mali”. Pensiamo soltanto ai nostri bisnonni, nonni e padri che hanno conosciuto gli orrori delle guerre, la fame da esse provocata ed una pandemia (la Spagnola) affrontata con mezzi oggi per lo più considerati ridicoli.

Ma per un musulmano che tempi sono quelli attuali? Non vi è dubbio che viviamo in periodi molto difficili e turbolenti tanto che verrebbe da chiedersi “ma quando mai questo mondo è stato senza tempi cattivi?” Eppure per un musulmano la risposta dovrebbe essere facile: il periodo in cui l’ultimo dei Profeti ma il primo della manifestazione è rimasto su questa terra, uomo fra gli uomini. Al contrario i tempi cattivi sono percepiti solo dai non-musulmani; più in generale da chi non crede ed anzi nega l’esistenza di un Unico Creatore che interviene costantemente nella Sua Creazione adducendo gli accadimenti alla natura dell’uomo per di più infarcendo i suoi ragionamenti con indagini psicologiche e quant’altro pur di non accettare l‘ovvio: Allah esiste e non abbandona mai la sua creazione. Per un musulmano ogni periodo di tempo è buono perché come ha detto Hazrat ‘Umar Farooq, Radi Allahu Ta’ala Anhu, ogni cosa viene da Allah e solo Lui sa ciò che è buono o meno buono per noi. Il vero musulmano è sempre ottimista, anche quando i tempi sono difficilissimi e la disperazione può assalirci. Questa tradizione profetica (hadith) ce lo ricorda; Hazrat Anas ibn Malik, Radi Allahu Ta’ala Anhu, riferì che il Santo Profeta disse: “Se viene l’Ora Finale mentre hai un germoglio di una pianta nelle tue mani ed è possibile piantarlo prima che venga l’Ora, dovresti piantala.” (Al Adab Al Mufrad, Libro 27, Hadith 479). Se abbiamo fede, come musulmani dobbiamo ricordarci che Allah ha creato Adamo a Sua immagine e somiglianza, tanto da allarmare gli angeli che assistettero alla Creazione di Adamo. “E quando il tuo Signore disse agli Angeli: “Porrò un vicario sulla terra”. Essi dissero: “Metterai su di essa qualcuno che vi spargerà la corruzione e vi verserà il sangue, mentre noi Ti glorifichiamo lodandoTi e Ti santifichiamo?”. Egli disse: “In verità, Io conosco quello che voi non conoscete…”. (Al Baqarah, La Giovenca, 2:30)

Hazrat Abu Huraira, Radi Allahu Ta’ala Anhu, ha riportato che il Santo Profeta ha detto: “Allah creò Adamo a Sua immagine, sessanta cubiti (circa 30 metri) di altezza. Quando lo creò, disse (a lui): “Vai e saluta quel gruppo di angeli seduti là, e ascolta quello che ti diranno in risposta, perché quello sarà il tuo saluto e il saluto della tua progenie.” Adamo (andò e) disse: ‘As-Salamu alaikum (La pace sia su di voi).’ Risposero: ‘AsSalamu-‘Alaika wa Rahmatullah (Pace e Misericordia di Allah su di te). Così aumentarono (il saluto) ‘Wa Rahmatullah’. Il Santo Profeta aggiunse ‘Quindi chiunque entrerà in Paradiso avrà la forma e l’immagine di Adamo. Da allora la creazione della (progenie) di Adamo (cioè la statura degli esseri umani viene continuamente ridotta) fino al tempo presente”. [Sahih Bukhari, Libro 79, Hadith 6227]. La seguente tradizione (hadith) è stata trasmessa per l’autorità di Hazrat Ibn Hatim, Radi Allahu Ta’ala Anhu, secondo cui l’Apostolo di Allah avrebbe detto: “Quando qualcuno di voi combatte con suo fratello, dovrebbe evitare la sua faccia perché Allah creò Adamo a Sua Immagine.” [Sahih Muslim, Libro 45, Hadith 2612e]. A posteriori si potrebbe dire che Allah utilizza questo piano di manifestazione terrena come una specie di setaccio per avere conferma del grado di purezza e di amore di ogni sua creatura che Egli lascia avvicinare a Sé. Per cui alcuni sono fortunati e si comportano ben ed altri sfortunati addirittura disconosco la creazione. Approfondire questo argomento rientra nella predestinazione degli esseri e porterebbe troppo fuori tema. Anche per questo editoriale prendo spunto a piene mani da un recente sermone dell’amico ed insegnante Dr. Musharraf Hussayin.

Il Sacro e Glorioso Qur’an Karim paragona l’Islam ed i suoi insegnamenti a “una presa salda”. Questo è incredibilmente importante per i nostri tempi turbolenti ed estremamente incerti: la pandemia, le terre musulmane dilaniate dalla guerra in Medio Oriente, la crisi dei rifugiati, il Kashmir Occupato, i Rohyinja, la sempre crescente islamofobia in Occidente, il sovranismo che riporta alle divisioni razziali prima ancora che religiose. L’unico modo per affrontare tutte queste prove è essere risoluti, determinati ed ottimisti. Quindi, cerco di identificare i vantaggi di essere saldamente radicati nelle nostre meravigliose tradizioni islamiche. In altre parole cercherò di vedere “il bicchiere pieno” in un periodo che ci appare di estremo vuoto.

“Coloro che dicono ‘Allah è nostro Signore’ e sono saldi sono visitati da angeli che dicono ‘non temere e non essere triste, ma sii felice con la notizia dei giardini del paradiso che è stata promessa. Siamo tuoi amici in questa vita e nell’aldilà e otterrai ciò che chiedi. Accogliente ospitalità dal Perdonatore, il Gentile”. Il cui discorso può essere migliore di colui che invita gli altri ad Allah e agisce rettamente e dice senza paura che sono un musulmano” (Surah Ha Meem Sajdah: 30-33).

Indubbiamente chi agisce rettamente e dice senza paura che è Musulmano è una persona forte di carattere che molti definiscono come “risoluto” nelle sue idee. Risoluto significa risolutamente fermo, rispettoso e incrollabile, leale e impegnato nel suo Islam. Qualcuno che è inflessibile e fermamente solido. Una persona risoluta è impegnata nella causa, fedele ad essa dal profondo del cuore. Il Maestoso Qur’an Karim lo richiede: “Rimani risoluto (saldo), come ti è stato ordinato” (Hud 11: 112). Gli studiosi islamici hanno definito la fermezza o l’essere risoluti come l’adesione all’obbedienza di Allah, un termine completo. In questo verso saldo (risoluto) significa aderire agli insegnamenti dell’Islam, svolgere diligentemente tutti i doveri ed evitare il proibito. Senza dubbio è un esempio estremo di risolutezza Hazrat Hussayin, Radi Allahu Ta’ala Anhu, che ha combattuto sino allo stremo delle forze in Karbala. Senza dubbio è un esempio estremo di risolutezza Hazrat Jafar, Radi Allahu Ta’ala Anhu, che rimasto solo a difendere lo stendardo dell’Islam difronte alla imminente carica del nemico ha “sgarrettato” il cavallo nel timore di essere preso dalla paura e fuggire invece di affrontare la sicura morte da martire. Pare che i Musulmani Libici combattenti per la libertà guidati da Hazrat ‘Umar Mukhtar, Rahmatullah Ahle, si legassero le gambe per non arretrare di fronte al nemico. Esempi estremi per chi, oggi non sa resistere per cinque minuti senza consultare lo smartphone.

La fermezza menzionata nei versetti sopra citati è intesa come coerenza nella fede e nel comportamento, comprensione e applicazione degli insegnamenti religiosi. Un musulmano è fermo, risoluto. Gli esempi includono il rimanere sinceri nella preghiera, nella carità e nel comportamento morale. Il principio alla base è l’obbedienza e la ferma difesa della giustizia. Il risultato della fermezza è così sorprendente che gli Angeli visitano queste persone per ispirarle a fare del bene, incoraggiandole e motivandole a essere risolute e a continuare a fare la rettitudine. Il premio straordinario è l’amicizia degli Angeli e l’ospitalità di Allah, che è oltre l’umana immaginazione, quanto è meraviglioso oggi in questo stato di manifestazione lo sarà nella “vita a venire” che attende ognuno di noi.

Sufyan bin Abdullah ha chiesto al Santo Messaggero di Allah : “Dimmi qualcosa di unico sull’Islam che nessun altro può insegnarmi”. Il Santo Messaggero ﷺ rispose: “Dì, io credo in Allah. Allora rimani saldo.” (Sahih Muslim Libro 1, Hadith 38).

La fermezza nell’Islam deriva dall’avere buone radici sane nell’Islam. Radici che si ottengono solo se si è in grado di praticare i cinque Pilastri dell’Islam, non a nostro capriccio ma come vuole Allah! Si racconta la storia di un agricoltore che aveva un albero da frutto che produceva raccolti eccezionali, era una vera “macchina” da soldi. Allora l’agricoltore investì tutti i suoi sforzi nella raccolta e nella vendita dei frutti, ma non si è accorto che l’albero stava morendo. Quando esaminò l’albero da vicino, si rese conto che era troppo tardi, le radici si erano seccate. L’agricoltore era così preso dalla vendita dei frutti che aveva dimenticato l’albero e le sue radici. E cosa facciamo noi? Noi ci stiamo solo concentrando sul seguire le tradizioni e i rituali esteriori? O ci stiamo concentrando sullo scopo che si trova oltre le preghiere? Oppure ci concentriamo sulla sincerità delle nostre intenzioni? L’ovvio insegnamento della breve storia sopra riportata è di prendersi cura delle radici per avere sempre dei buoni frutti. In altre parole seguire virtù e conoscenza (parafrasando il Dantesco Ulisse) perché trascurare le radici, la conoscenza, significa dovere dare l’addio al frutto, cioè l’addio al vero Islam!

Riflettendo su questa storia dell’avidità dell’agricoltore, dell’albero ed i frutti non mi stupisco di vedere intere nazioni auto-definitesi Islamiche, interi gruppi di auto-definitesi Musulmani che paiono oggi schegge impazzite di un’esplosione che ha devastato l’Islam la cui essenza è perseguire con sincerità virtù e conoscenza. Non sono stupito che in certe nazioni si è atteso il capodanno come qualsiasi non-musulmano, non sono stupito che si costruiscono città del divertimento in terre sante che è come pensare di erigere un luna-park dentro al Vaticano! Non sono stupito che chi persegue virtù e conoscenza venga additato e perseguitato da altri che si definiscono Musulmani.

Sono stupito che gruppi di Musulmani che per oltre un secolo hanno gridato all’innovazione (biddat) ed all’associazione (shirk) contro chi utilizza musica spirituale (tipo Qawalli) per stimolare e concentrare il ricordo di Allah (dhikr e samà) oggi non solo non condannano la musica ma preferiscono la musica moderna che i moderni politeisti suonano in quel sinistro carnevale permanente che è la vita moderna dei non- Musulmani. Non è forse che le radici di costoro si siano seccate da tempo perché staccate dalla linfa vitale di Sua Santità il Santo Profeta ﷺ nel vano tentativo di sminuirne l’importanza?

Per chi vuole cercare di rimanere Musulmano non vi è che il ricorso alla preghiera cercando l’aiuto di Allah affinché ci renda risoluti nella nostra fede, stabili nelle nostre azioni e fermi nel buon comportamento. Chiediamo ad Allah di liberarci dalla schiavitù per l’amore mondano e di nutrire le nostre “radici spirituali” con il “fertilizzante” del Sacro e Glorioso Qur’an Karim e della Sunnah. “Signore nostro, non (lasciate) vacillare il nostro cuore dalla verità dopo che ci avete guidato e Vi siete premurosamente preso cura di noi; Voi siete il Datore di doni” (Al ‘Imran, la Famiglia di ‘Imran: 8). In un altro versetto, ci viene detto “Nostro Signore, inondateci di pazienza, manteneteci saldi e aiutateci contro i miscredenti” (Baqarah, La Giovenca, 2: 250). Il Santo Messaggero di Allah era solito pregare dicendo: “Oh controllore dei cuori, rendete il mio cuore saldo nella Vostra religione” (Tirmidhi). Se un prescelto da Allah si preoccupava di continuare ad usufruire dei doni divini dobbiamo riflettere sul fatto che mai come ora nel mondo Musulmano vi sono alcuni che per il fatto di essere, forse, circoncisi ed essere esecutori passivi di riti hanno perso la risolutezza ed invece di proclamare il loro Islam preferiscono intrattenersi nel mondo dei miscredenti.

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