Ordine di abbattimento delle scuole in Palestina

Nella Palestina occupata andare a scuola è un lusso che non tutti possono permettersi. Ma non è questione di soldi, neanche di carenza di studenti, ma bensì opera di distruzione della cultura del territorio da parte delle autorità che occupano la Palestina.

Ogni scuola che è costruita nei villaggi della zona West Bank, viene inesorabilmente distrutta dalle autorità occupanti appellandosi al non permesso di costruzione della stessa. Ma come fa a non avere il permesso di costruzione che piace tanto ai sionisti, se quella non è loro terra anche secondo le normative dell’ONU?

Come succede nel piccolo paese di Ras Al Tin, dove una piccola scuola è stata installata e subito gli occupanti illegali hanno iniziato a porre divieti e limiti, arrivando anche a far avvicinare le loro pedine cosi dette “coloni” per disturbare con lanci di pietre le lezioni dei ragazzini e intimidazioni agli insegnanti.

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Usano la scusa della pandemia e usarla come scusa per abbattere le scuole in Palestina, che formano le nuove generazioni, non è da popolo civile, e negli anni addietro, quando la pandemia non esisteva, le scuole fornite dall’Italia e dall’Europa furono distrutte ugualmente con i bombardamenti da quell’esercito che occupa la Palestina illegalmente, il quale si professa difensore di una democrazia non esistente neanche sulla carta.

Un paese democratico accetta le diversità e se ne fa carico aiutando chiunque abbia bisogno, e non distruggendo scuole che servono per formare e mantenere viva la tradizione e la cultura di un popolo che l’entità sionista certo non vuole salvare.

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