Diritti umani due pesi due misure: i Saud e Loujain

“Il Regno non può fingere di riformare i diritti delle donne e spingere per il progresso e l’emancipazione delle donne mentre imprigiona e tortura le attiviste pacifiche che hanno semplicemente chiesto i diritti umani fondamentali.” Amnesty International.

Si pensava, dopo che il mondo ha cercato in tutti i modi di far liberare le donne che sono ingiustamente imprigionate da Mohamad bin Salman, avessero ricevuto l’ordine di scarcerazione, invece tutte le detenute sono state deportate nel carcere di massima sicurezza, dove ci sono tutti i sospetti e detenuti di terrorismo del regno dei Saud.

Cosi è successo a Loujain al-Hathloul, dopo aver subito violenza sessuale, tortura, elettroshock, operazioni di coercizione da parte dei collaboratori di MbS l’erede al trono, l’ultimo dei Saud, si è vista imprigionata come una terrorista violenta assassina, solo perché ha avuto il coraggio di affrontare i divieti di guida dell’auto, prima ancora che venissero aboliti.

Tutto questo è successo poco giorni prima che nel mondo fosse festeggiata la giornata dei diritti umani, cosa che nel Regno è solo una chimera. Sembra che MbS abbia una paura viscerale delle donne e del femminismo, non vi è altra spiegazione il perché tratti una ventina di donne che hanno osato ribellarsi alla sua tirannia nel 2018.

Attivisti, scrittori e attori di Hollywood, tra cui Sean Penn e Mia Farrow, credevano che Loujain al-Hathloul, Nassima al-Sadah, Samar Badawi, Nouf Abdulaziz e Miyaa al-Zahrani fossero liberate, invece sono state ancora di più imprigionate, sotto la stretta sorveglianza di  Saud Al-Qahtani, implicato nell’omicidio brutale ordinato da MbS del giornalista Jamal Khashoggi.

Ex consigliere personale di MbS, Al-Qahtani, tra l’altro, ha minacciato di morte anche lo scrittore saudita che vive in esilio in Olanda e difende le ragazze rinchiuse in prigione e rilascia interviste che al principe ereditario non piacciono perché lo mettono in cattiva luce agli occhi dell’occidente: Reem Sulaiman.

“Le autorità affermano che Loujain e le sue amiche hanno avuto contatti con agenzie di intelligence straniere e quindi le hanno deferite alla tribunale del terrorismo, questo conferma la grave violazione dei diritti umani nel paese. Chiunque abbia un’opinione diversa è processato con l’accusa di terrorismo.”  Sono le parole di Reem Suaiman rilasciate a un giornale arabo che pubblica a Londra.

Anche la sorella della sfortunata ragazza, Lina al-Hathloul, ha contestato le dichiarazioni del governo saudita: “Le accuse contro Loujain non sono vere, se il governo saudita considera nemici i Paesi come il Regno Unito e i Paesi Bassi, perché continua ad avere rapporti con loro?” Riferisce Lina all’agenzia di stampa AFP. “Le accuse non parlano nemmeno di informazioni sensibili, riguardano solo il suo attivismo”.

L’attivista giornalista e autrice di “Headscarves and Hymens: Why the Middle East Needs a Sexual Revolution”,  Mona Eltahawy , ha riferito ad un giornale arabo che esce in Europa: “È davvero significativo che Loujain al-Hathloul sia stata deferita al Tribunale di sicurezza … Ci dice molto chiaramente che il regime saudita considera il femminismo come una forma di terrorismo”.

E dice ancora: “Il motivo principale per cui il regime saudita è terrorizzato dalle femministe e dagli attivisti per i diritti delle donne come Loujain al-Hathloul è perché la loro stessa esistenza minaccia il sistema patriarcale di monarchia e tribalismo su cui è costruito il Regno; il femminismo non è ancora compreso da molti in Arabia Saudita.”

Conclude: “Il femminismo è visto come un concetto estraneo, come una minaccia per il sistema patriarcale ed è anche considerato una minaccia alla sicurezza nazionale.”

L’Arabia Saudita, come tutti sappiamo è una monarchia teocratica assoluta, dove prima i fratelli e ora, da qualche anno, i figli del re possono essere gli eredi al trono, solo uomini. E solo gli uomini possono essere giudici, ministri, capi di aziende, e alti dirigenti. Gli uomini sono ancora gli unici responsabili delle decisioni legali della famiglia. Le donne sono state sempre relegate ai margini, con il benestare del clero saudita che infondeva queste idee nei sermoni del Venerdì alla popolazione e non contenti cercano di farlo anche all’estero influenzando i musulmani nel mondo alla radicalizzazione. Cosa che non oè presente assolutamente nella religione musulmana.

Di recente per essere ben accettati e poter uscire dall’isolamento creato intorno a MbS, con la complicità del clero wahabita, hanno cercato di importare in saudia una visione più consona agli occidentali, in modo da non essere messi in disparte per i possibili sviluppi commerciali ed economici che il mondo sta affrontando. Il petrolio è destinato a finire, e di certo in quelle zone c’è bisogno di reperire nuove risorse.

Cosi sono arrivati eventi, concerti, spettacoli, aperture e cambiamenti come Vision 2030. Tutto però sotto la stretta sorveglianza e il capillare controllo del governo, eventi giganteschi che risuonano in tutto il mondo, ma non fruibili alla stragrande maggioranza del popolo saudita. Che resta nell’ombra senza diritti e solo doveri. Specialmente per le donne che non appartengono alla famiglia reale. Si nota come le donne in vista siano solo della famiglia reale e sempre molto vicine a MbS.

Le altre donne del regno non possono ancora guidare, o studiare, o avere un conto corrente, o viaggiare senza che il marito o il padre non dia il consenso. E in un paese dove le donne non sono considerate alla pari degli uomini, una legge dello stato lo afferma, il diritto delle donne è solo una chimera. Legge, quella delle donne non alla pari degli uomini, ancora in vigore, non cambiata dal governo di MbS, che nonostante le pressioni della comunità mondiale sembra non voglia cambiare idea sulle donne arrestate.

Arresto che sta ad indicare, non tanto il motivo, ma la causa che le fa fatto risalire alla cronaca: l’attivismo. MbS non vuole assolutamente che l’attivismo possa avere linfa vitale nel paese, porterà sicuramente a far sgretolare il suo potere e il sistema patriarcale ancora ben saldo.

Il principe che ha tolto dalla linea di successione il diretto avversario che ne aveva tutto il diritto, aveva trovato in Trump un sostenitore, per questo l’Arabia Saudita sperava nella riconferma del tycoon, ma la sorpresa Biden, potrebbe rovinargli i piani, come l’Unione Europea, che sta pensando di adottare una serie di sanzioni e renderle obbligo a chiunque non rispetti nel suo Paese i diritti umani fondamentali.

L’Arabia Saudita, sotto le grinfie di MbS, potrebbe essere una delle più colpite e potrebbe uscirne mal concia. In questo sperano tutte le associazioni e le famiglie che stanno aiutando le ragazze imprigionate.

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