Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita alleati per il futuro del Mashreq

di Mario Gaetano

Sebbene sia passato qualche giorno dalla celebrazione del 90° anniversario della creazione del Regno Saudita, fondato nel 23 settembre 1932, non si può non tenere conto del fatto che tale ricorrenza è stata celebrata anche negli Emirati Arabi Uniti, come ha scritto N.B.M. al-Kaabi, ministro emiratina della cultura e della gioventù, in un articolo del giornale al-Sharq al-Awsat. A ben vedere, non è la prima volta che negli Emirati si celebra la giornata della fondazione del Regno Saudita, infatti, due anni fa i due Stati confinanti decisero di festeggiare insieme le rispettive ricorrenze nazionali.
Le relazioni tra Arabia Saudita ed Emirati non si traducono semplicemente in rapporti di buon vicinato, anzi, entrambi i Paesi hanno siglato accordi e progetti che vanno dal settore petrolchimico, passando per quello agricolo, al settore delle energie rinnovabili, per finire a quello militare.

L’occasione per la firma dei suddetti accordi è stata la prima riunione dei Saudi-Emirati
Coordination Council, tale istituto si prefigge il compito sia di consolidare, sia di sviluppare le economie di entrambe le Nazioni sui mercati mondiali, quest’organismo vuole essere dunque il punto di riferimento che riunirà tutto il mondo arabo.

Nel corso della prima seduta di questa neonata istituzione, M.B. Salman, principe ereditario saudita, ha dichiarato che entrambi i Paesi hanno disegnato una nuova mappa del Medio Oriente; dal canto suo, l’emiro di Dubai e primo ministro degli Emirati Arabi Uniti, M.B.R. al-Maktum, ha detto che le relazioni con i sauditi sono: “Eccezionali e fuse come le ossa del braccio in un solo corpo”. Con quest’alleanza strategica l’Arabia Saudita mira a diventare il punto di riferimento per tutti i Paesi del mondo arabo.

Se da un punto di vista economico, la linea da seguire è quella dell’alleanza, sul versante delle relazioni internazionali, sembra ci sia ancora molta strada da percorrere, poiché è noto che, lo scorso mese, gli Emirati hanno riconosciuto ufficialmente lo Stato d’Israele. Si tratta di un annuncio storico, poiché essi sono il primo Paese del Golfo ad aver compiuto un simile passo, definito da più parti, una decisione storica, anche dallo stesso presidente americano Donald Trump, che lo ha annunciato a sorpresa davanti alle televisioni di tutto il mondo.

L’Arabia Saudita, tuttavia, non sembra intenzionata, per adesso, a seguire le orme del suo alleato, per una ragione molto semplice: nelle decisioni della monarchia saudita, l’influenza dell’area religiosa conservatrice ha un peso notevole e non sarebbe facile far accettare a quest’ultima il riconoscimento ufficiale dello Stato d’Israele, soprattutto se si considera che, da sempre, la monarchia saudita ha fatto propria la causa palestinese. Una seconda ragione di tanta reticenza da parte saudita è rappresentata dall’alto rischio di ritorsioni iraniane, che, per contro, non subirebbero gli Emirati. L’Economist infatti ha scritto:”Gli Emirati Arabi Uniti non temono l’Iran nella misura in cui lo teme Israele e gli altri paesi arabi del Golfo: le aziende iraniane fanno affari a Dubai e i viaggiatori fanno avanti e indietro”.

Se gli Emirati hanno proteso per il riconoscimento d’Israele, rinunciando di conseguenza a difendere la causa palestinese, dipende anche da questioni di sicurezza nazionale, infatti, soprattutto nel campo della sicurezza informatica, Israele possiede un apparato formidabile dal quale essi trarrebbero un notevole vantaggio, ma l’accordo emirato-israeliano porta un altro vantaggio per il Paese guidato dall’emiro M.B.R. al-Maktum, ovvero la possibilità di acquistare armi di ultima generazione dagli Stati Uniti, che la Casa Bianca non vende ai nemici d’Israele.

Detto ciò, non si vuole sminuire l’importanza dell’alleanza tra i due leader del Golfo: con l’unione di queste due forze, il Medio Oriente avrà molto da guadagnare sotto ogni aspetto, ma come si è detto, sul tema israeliano, la strada è ancora lunga. Inoltre, viene da chiedersi se il passo fatto dagli Emirati non abbia altri fini, come per esempio aumentare la sua influenza nel Golfo ai danni dell’Arabia Saudita, tuttavia, questa è solo un’ipotesi tutta da verificare e molto dipenderà, comunque, dalle decisioni saudite sul tema israeliano.

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