L’annessione dei territori con il “deal of the century”

L’esercito israeliano, nella mattinata aveva annunciato dei rafforzamenti e dei controlli maggiori in previsione del discorso di Trump sul piano di pace del pomeriggio.

Oltre al primo ministro israeliano, Trump ha invitato il leader dell’opposizione Benny Gantz alla Casa Bianca per discutere del suo “affare del secolo” per il Medio Oriente; dovranno incontrarsi questa settimana.

Netanyahu ha affermato di accettare la possibilità di negoziare con i palestinesi sulla base dell’accordo di Trump e l’ha ringraziato per essere “il più grande amico che Israele abbia mai avuto alla Casa Bianca”.

Anche in Israele le dichiarazioni non si sono fatte attendere, e tra le voci a risuonare di più sono state quelle dei falchi invece che quelle delle colombe, e dalle prime avvisaglie, non sembra che questo grande piano possa vedere la luce alla fine del tunnel, per adesso.

Friedman, ambasciatore statunitense in Israele, dice chiaramente che è meglio per i palestinesi accettare, e se non lo faranno, ha lasciato intendere, i negoziati andranno avanti ugualmente: “l’acquiescenza palestinese non è obbligatoria per il successo del piano, a noi non importa cosa loro dicano”.

Con il piano si dà conferma della sovranità israeliana sull’intera valle del Giordano, con relativa annessione di tutte le terre fertili di Palestina, dove vivono più di 65.000 palestinesi da millenni, e il primo ministro userà questa scusa per continuare l’annessione dei territori occupati, chiedendo al suo gabinetto politico di approvare immediatamente la sua legge in riguardo.

Gli insediamenti illegali, ospitano circa 600.000 israeliani e la loro annessione significherebbe negare ai palestinesi la speranza di uno stato territorialmente contiguo e unito, con il pericolo dei coloni che sarebbero liberi di essere ancora più arroganti di quanto lo sono ora verso la popolazione araba.

Infatti, i coloni, sono rimasti delusi daI piano presentato da Trump e alcuni leader hanno dichiarato: “Non possiamo accettare un piano che prevede la formazione di uno stato palestinese, che costituisce una minaccia per Israele ed è un grande pericolo per il futuro”, e a dare manforte a queste dichiarazioni di chiusura vi è anche il ministro dei trasporti Bezalel Smotrich, di estrema destra, che afferma: “Non accetteremo in nessun caso il riconoscimento, esplicito o implicito, di uno stato palestinese”, e gli fa eco Bennet che in mattinata aveva istigato l’esercito a essere pronto e reagire a ogni eventualità: “Israele non può aspettare fino a dopo le elezioni e non si accontenterà di una sovranità parziale, prenderà tutto e adesso”.

Dichiarazioni non certo di pace e non di ricerca del dialogo da parte di esponenti del governo israeliano, che arrivano a dire anche: “La parte più pericolosa del piano di Trump è il riconoscimento di uno stato palestinese, che non avverrà mai”, come ha twittato l’ex ministro della Giustizia Ayelet Shaked.

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