Presentato a Luci sul Lavoro il rapporto curato dalla Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione

Il 12 luglio a Montepulciano, nell’ambito della manifestazione “Luci sul Lavoro”, è stato presentato il IX Rapporto annuale “Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia”, che approfondisce il ruolo e le dinamiche dell’occupazione dei cittadini comunitari e non comunitari, valorizzando e incrociando fonti di diversa natura, come il Sistema Informativo Statistico delle Comunicazioni Obbligatorie e i dati su popolazione residente, forza lavoro, ammortizzatori sociali, previdenza, infortuni e imprese con titolari stranieri. Qui una sintesi interattiva
 “Sul lavoro, fondamento della nostra Repubblica, si costruisce anche la cittadinanza di quanti iniziano in Italia una vita nuova. Il lavoro è una leva di integrazione che non si limita all’emancipazione socio-economica, ma investe una dimensione più personale, e per questo totalizzante, fatta di relazioni, confronto, condivisione di difficoltà e successi, senso di appartenenza. Il Rapporto sugli stranieri nel mercato del lavoro misura, quindi, anche l’integrazione, mostrando la strada percorsa, segnalando i vicoli ciechi e indicando le svolte da seguire”, si legge nell’introduzione firmata dall’on. Claudio Cominardi, Sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali. “Questo strumento di conoscenza può guidare l’azione pubblica, perché le politiche del lavoro non possono prescindere da un approfondimento sulla specificità delle dinamiche e dei destinatari degli interventi. Solo una varietà di cui si conoscono e approfondiscono i tratti distintivi può essere governata come risorsa”.
Curato dalla Direzione Generale dell’Immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con il supporto di ANPAL Servizi, il Rapporto è realizzato in collaborazione con la Direzione Generale dei Sistemi Informativi, dell’Innovazione Tecnologica, del Monitoraggio dati e della Comunicazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, l’INPS, l’lNAIL Unioncamere. Un contributo dell’OCSE arricchisce questa edizione anche di una prospettiva internazionale, con un confronto tra l’Italia e altri Paesi OCSE.

Dopo il confronto internazionale e una panoramica su popolazione residente e nuovi rilasci di permessi di soggiorno, il Rapporto analizza nel dettaglio mercato del lavoro, politiche attive e passive e sistema di welfare, mettendo in relazione i dati sui cittadini stranieri con quelli relativi agli italiani. Accanto al contributo dell’OCSE, tra le novità di questa edizione si segnalano gli approfondimenti su posizione nell’occupazione e over-qualification, sul livello di soddisfazione e sulla condizione occupazionale delle donne. Viene, inoltre, pubblicato online un cruscotto statistico per esplorare nel dettaglio i dati su assunzioni e cessazioni del Sistema Informativo Statistico delle Comunicazioni Obbligatorie e i principali indicatori statistici della Rilevazione Continua sulle Forze Lavoro. 
 
La presentazione e il dibattito
La presentazione del IX Rapporto annuale “Gli stranieri nel mercato del lavoro” a Montepulciano è stata aperta dall’on. Claudio CominardiSottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali, sono poi intervenuti: Stefano Scarpetta, Direttore per il Lavoro, l’Occupazione e le Politiche Sociali dell’OCSEMarco Manieri, Direzione Studi e Analisi Statistica di ANPAL Servizi spa;  Gian Carlo Blangiardo, Presidente dell’ISTATLuca Visentini, Segretario generale del CESValeria Ronzitti, Segretario generale del CEEPTatiana Esposito, Direttore Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il dibattito è stato moderato dalla giornalista Simona D’Alessio.

“Quando parliamo di immigrazione, non possiamo non parlare anche di sfruttamento lavorativo”, ha esordito il sottosegretario Claudio Cominardi, ricordando l’impegno del  ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nel Tavolo Caporalato: “Non bisogna solo intensificare il controllo e la repressione, ma servono anche politiche del lavoro e politiche abitative”. Riguardo allo schiacciamento dei lavoratori migranti in posizioni poco qualificate, Cominardi ha ricordato che “questa situazione si protrae da anni e nel passato si è intervenuti anche con sanatorie perché serviva manodopera a basso costo. L’Italia sconta un mismatch tra domanda e offerta di lavoro soprattutto nei profili tecnici, investendo sulle competenze si apriranno prospettive migliori anche per gli immigrati”.

Il direttore Stefano Scarpetta ha presentato il confronto tra Paesi Ocse, sottolineando come in Italia i migranti rappresentano una parte molto significativa dei nuovi ingressi nella forza lavoro, ma i flussi sono contenuti  e quelli di richiedenti asilo hanno avuto un impatto trascurabile sul mercato del lavoro. “L’Italia è poco attrattiva per i talenti stranieri. Anche se è uno dei pochi Paesi dove gli stranieri hanno un tasso di occupazione superiore a quello dei nativi,  il tipo di lavoro è a scarsissima qualifica e con scarsissime prospettive di carriera”. C’è, poi, una difficoltà di inserimento delle seconde generazioni, i cui risultati scolastici vanno peggiorando e il cui tasso di occupazione è inferiore ai quello dei figli di italiani. Per il futuro, bisognerebbe “aumentare la partecipazione degli immigrati alle politiche attive, migliorare il riconoscimento delle competenze, rafforzare la formazione linguistica, sostenere il doposcuola e garantire parità di accesso per i figli degli immigrati, sostenere la transizione scuola-lavoro per le seconde generazioni”.

Marco Manieri ha presentato il IX Rapporto, partendo dalle tendenze del mercato del lavoro degli stranieri: “Rispetto al 2017, gli occupati stranieri sono cresciuti di 32 mila unità, mentre sono calati di 6 mila unità i disoccupati, di 11 mila unità gli inattivi. Ci sono differenze tra extra Ue e comunitari. Tra i primi il tasso di occupazione è in continua crescita ed è salito di un punto, arrivando al 60,1%, quello di disoccupazione scende costantemente ed è al 14,3%, con un calo di 0,6 punti. Tra i comunitari, invece, si registra una flessione dell’occupazione di  0,3 punti fino al 63,5% e un incremento di 0,3 punti della disoccupazione, arrivata al 13,5%”. Tra le novità del rapporto, Manieri ha approfondito l’indagine sulla condizione occupazionale delle donne, evidenziando, per esempi,o come tra le inattive sia particolarmente alta la presenza di donne con carichi familiari, basso livello di istruzione e nessuna esperienza lavorativa precedente. La numerosità del nucleo familiare risulta inversamente proporzionale al livello di inclusione nel mondo del lavoro e tra le diverse comunità si riscontrano differenze notevoli:  “Si va dalle donne ucraine, pienamente occupate e per lo più sole, alle pakistane prevalente in coppia con figli e inoccupate. Le italiane sono al centro”.

“Le statistiche servono ad accendere lampadine, per poi approfondire con attenzione e correttezza il loro significato”, ha detto il presidente Istat Gian Carlo Blangiardo, evidenziando come anche recenti dati dell’istituto vadano affrontati con questo approccio: dall’aumento in un anno di 111mila residenti stranieri, che non deve far dimenticare quanti, intanto, sono diventati italiani acquisendo la cittadinanza, al “recupero dell’occupazione che deriva sostanzialmente dalla componente straniera”. Riguardo alla qualità del lavoro, Blangiardo ha invitato ad approfondire i dati sulle imprese degli stranieri, che per esempio si concentrano comunque in settori di basso livello e bassa tecnologia e hanno indicatori di produttività e redditività inferiori rispettivamente del 30% e del 10% rispetto alle imprese degli italiani, inoltre, occupano nella metà dei casi esclusivamente personale straniero. “Prendiamo atto di una realtà importante, ma diamogli la giusta dimensione, cogliendone tutte le sfaccettature”.

Il segretario generale del CES Luca Visentini ha evidenziato come la chiusura di canali di ingresso regolare in Italia produca effetti distorsivi anche sui dati: “Abbiamo rifugiati in un centri di accoglienza che non lavorano, ma la cui disoccupazione non è rilevata, oppure irregolari costretti a lavorare in  nero. Servono, invece, politiche che costruiscano canali di ingresso legale collegati in maniera virtuosa alle esigenze del nostro mercato del lavoro, evitando concorrenze al ribasso. Dall’altro lato servono politiche di integrazione più razionali e intense che affrontino gli elementi di discriminazione evidenziati dal rapporto”. Secondo Visentini in Europa non mancano buoni esempi e ilpartenariato per l’integrazione firmato con la Commissione dalle parti economiche e sociali sta dando i primi risultati. “Sulla migrazione economica – ha aggiunto – l’Ue ha un corpus normativo importante che dovrebbe essere usato meglio dai paesi membri”.

Della necessità di abbandonare l’ottica emergenziale e di sposare l’approccio multistakeholder del partenariato per l’integrazione ha parlato il segretario generale del CEEP Valeria Ronzitti, che ha ricordato alcune criticità evidenziate nel rapporto: “È assolutamente necessario lavorare sulle competenze e sul match con i bisogni del mercato del lavoro, interessanti anche l’approfondimento su over qualification e insoddisfazione del proprio lavoro, ma almeno nei settori di nostra competenza servono soprattutto low skill”. Secondo Ronzitti, è fondamentale anche evidenziare sempre più  quanto “convenga” assumere lavoratori stranieri: “Abbiamo lavoratori stranieri giovani che possono contrastare il generale invecchiamento delle popolazione in età lavorativa, questo è particolarmente importante per l’Italia”, così come snellire e ottimizzare  i processi per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro: “Difficile arrivare a sistemi completamente demand driven come quello canadese, ma ci sono comunque enormi margini di miglioramento”.

“I dati vanno letti e interpretati, ma il presupposto indispensabile è che quei dati siano affidabili e accessibili a tutti. Sono felice di poter rivendicare il lavoro fatto dall’amministrazione con questo Rapporto”, ha detto il direttore generale Tatiana Esposito, chiudendo la presentazione. Sia il mondo del sommerso, su cui il Rapporto non ha potuto indagare, sia le criticità e gli altri aspetti della partecipazione dei cittadini di Paesi terzi al mercato del lavoro, “sonodimensioni che riguardano anche noi italiani ed è importante tenerlo sempre a mente. La scarsa attrattività dell’Italia per lavoratori qualificati, per esempio, riguarda anche le opportunità che offriamo ai giovani italiani. Guardando agli stranieri stiamo, insomma, guardando a noi stessi, ci mettiamo allo specchio e questo è un esercizio utile”. L’invito, quindi, è a interrogarci tutti sulle evidenze del Rapporto annuale: “Forse torniamo a casa con meno stereotipi e questo è già un bel pezzo di lavoro. Torniamo a casa anche con più domande, un fantastico stimolo a cercare le risposte e a tentare di costruirle insieme”. 
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