“Desperate and Dangerous”, il rapporto Onu su migranti e rifugiati in Libia

I Migranti e rifugiati vengono sottoposti a “orrori inimmaginabili” dal momento in cui entrano in Libia, durante la loro permanenza nel paese e durante i loro successivi tentativi di attraversare il Mar Mediterraneo. È il quadro che emerge dal Rapporto delle Nazioni Unite “Desperate and Dangerous” pubblicato il 18 dicembre scorso. Il rapporto, di 61 pagine, pubblicato congiuntamente dalla Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) e dall’Ufficio dei diritti umani delle Nazioni Unite, copre un periodo di 20 mesi fino ad agosto 2018 e descrive una terribile litania di violazioni e abusi commessi da funzionari statali, gruppi armati, contrabbandieri e trafficanti di migranti e rifugiati.

Basato su 1.300 resoconti di prima mano raccolti dallo staff sui diritti umani delle Nazioni Unite in Libia stessa, nonché da migranti che sono tornati in Nigeria o giunti in Italia, il report ripercorre l’intero viaggio di migranti e rifugiati dal confine meridionale della Libia, attraverso il deserto fino al costa settentrionale. Un viaggio, si legge nell’introduzione “segnato dal notevole rischio di gravi violazioni dei diritti umani e abusi in ogni fase del cammino“.

La stragrande maggioranza delle donne e delle adolescenti più giovani intervistate dall’UNSMIL ha riferito di essere stata violentata da un gruppo di trafficanti. Il personale delle Nazioni Unite in visita in 11 centri di detenzione, dove migliaia di migranti e rifugiati sono detenuti, riferisce di torture documentate, maltrattamenti, lavori forzati e stupri da parte delle guardie. I centri di detenzione sono caratterizzati da un grave sovraffollamento, mancanza di ventilazione e illuminazione, strutture di lavaggio e latrine insufficienti. Oltre agli abusi e alle violenze commesse contro le persone detenute, molti soffrono di malnutrizione, infezioni cutanee, diarrea acuta, infezioni del tratto respiratorio e altri disturbi, oltre a cure mediche inadeguate. I bambini sono tenuti con gli adulti nelle stesse squallide condizioni.

Coloro che riescono, alla fine, a tentare la pericolosa traversata del Mar Mediterraneo – si legge nel Rapporto – vengono sempre più spesso intercettati o soccorsi dalla Guardia costiera libica che li trasferisce in Libia, dove vengono riconsegnati al sistema di violazioni e abusi da cui sono appena sfuggiti . I circa 29.000 migranti riportati in Libia dalla Guardia costiera dall’inizio del 2017 sono stati trasferiti in centri di detenzione per l’immigrazione gestiti dal Dipartimento per la lotta alla migrazione illegale, dove migliaia di persone sono detenute indefinitamente e arbitrariamente, senza processo o accesso a avvocati o servizi consolari“.

Il rapporto afferma che la Libia non può essere considerata un luogo di sicurezza dopo il salvataggio o l’intercettazione in mare, dato il notevole rischio che i migranti corrono di essere oggetto di gravi violazioni dei diritti umani, e osserva che questi “respingimenti” sono stati considerati dal relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura come violazioni del principio di non respingimento, vietato dal Diritto internazionale.

La relazione chiede all’Unione Europea ed ai suoi Stati membri di riconsiderare i costi umani delle loro politiche per arginare la migrazione verso l’Europa e garantire che la loro cooperazione e assistenza alle autorità libiche siano basate sui diritti umani.

C’è un fallimento locale e internazionale nel gestire questa calamità umana nascosta che continua a verificarsi in Libia“, ha dichiarato il Rappresentante speciale del Segretario Generale e capo dell’UNSMIL, Ghassan Salamé.

La situazione è assolutamente terribile“, ha dichiarato l’alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet. “Affrontare l’impunità sfrenata non solo porrà fine alla sofferenza di decine di migliaia di donne, uomini e bambini migranti e rifugiati che cercano una vita migliore, ma anche di ridurre la parallela economia illecita costruita sull’abuso di queste persone e contribuire a stabilire lo stato di diritto e istituzioni nazionali“.

Fonte: ONU

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