Il terrore peri maschi adulti convertiti: la circoncisione (III e ultima parte)

Nei Paesi a maggioranza musulmana la circoncisione dei ragazzi maschi è eseguita nelle età più disparate e quasi mai da un medico. In Occidente sia in famiglie di musulmani, sia se di nascita che da ritornati all’Islam, è preferibile affrontare un piccolo intervento chirurgico ed ora, grazie all’immigrazione anche di medici e chirurghi musulmani, è possibile che la circoncisione sia praticata come servizio per l’Islam (senza richiedere guadagni personali), pur richiedendo denaro per coprire le spese dei materiali adottati, ma senza correre rischi di infezioni o dissanguamenti (come può avvenire ed è avvenuto con il solito fai-da-te).

Faccio notare che esiste un’altra condizione alla quale non tutti i musulmani nostrani ed anche molti immigrati attribuiscono importanza e cioè la rasatura del pube, che in altre tradizioni è associata alla depilazione delle ascelle. Nella giurisprudenza hanafita è considerato peccato (non grave) trascurare la rasatura del pube e depilazione delle ascelle se fatte oltre un intervallo di quarantacinque giorni. Mentre la circoncisione femminile è facoltativa, la rasatura del pube e la depilazione delle ascelle è obbligatoria anche per le donne.

La saggezza divina è incommensurabile. Tutte le disposizioni impartite al credente non solo hanno una logica che riflette quella divina ma determinano risvolti sul piano fisico, psichico e quindi spirituale. È innegabile che il digiuno, il pellegrinaggio e le cinque preghiere giornaliere abbiano dei benefici fisici anche facilmente riscontrabili. Sorge quindi spontanea la domanda: oltre a dimostrare la sottomissione ad Allah, a che cosa serve la circoncisione obbligatoria per i maschi? E poi: se Allah ci fa nascere con un certo corpo, perché lo dobbiamo modificare con un atto che incute timore, tanto che adulti esitano a farlo? Si narra che Abramo si circoncise non appena sentito l’ordine divino tanto da non dar tempo a Dio di spiegargli come fare. Questo zelo di Abramo spiega il grado di sottomissione di colui che è definito “amico di Allah”. E come tale è esempio per le sue discendenze. Tecnicamente la circoncisione facilita l’acquisizione della purezza rituale perché evita che gocce d’orina rimangano addosso a chi è puro ed è lo stesso motivo per cui viene sconsigliato ai maschi di orinare stando in piedi, per evitare spruzzi che rendono i vestiti impuri. A maggior ragione la circoncisione favorisce l’eliminazione dei liquidi seminali maschili e femminili durante la doccia. Più in generale la circoncisione favorisce l’igiene maschile evitando anche l’acquisizione e la trasmissione di malattie, specie in climi molto caldi. A questo proposito si deve considerare che la poligamia e la possibilità di avere rapporti sessuali con schiave provenienti da terre lontane poteva favorire la trasmissione di malattie, notevolmente ridotta potendo lavare indiscutibilmente meglio il pene. Molti dotti musulmani sostengono che non vi può essere purezza rituale se non si è circoncisi, perché per tanti sforzi che si facciano per pulirsi da incirconcisi non si ottiene lo stesso risultato, oltretutto non vi è sicurezza che le vesti rimangano pulite. Per questo motivo ’Abdullah ibn ’Abbas, Radi Allahu Ta’ala Anhu, era molto severo sula questione della circoncisione, tanto che egli non riteneva valide le preghiere e Hajj di un incirconciso, come ha affermato l’imam Ahmad ibn Hanbal, Rahmatullah Ahle, nel suo Al-Mughni (“L’Arricchitore”, il più famoso libro di fiqh Hanbali). In questa ottica di ottenere e mantenere la purezza rituale va vista anche la rasatura del pube, in quanto nei peli non solo possono esservi gocce di urina e sperma e liquido vaginale ma possono annidarsi od essere presi parassiti che certo non giovano alla salute ed igiene personale. La giurisprudenza hanafita sconsiglia l’uso di cibi che possono dare cattivo odore all’alito prima di eseguire atti di adorazione , immaginiamo ascelle sudate con i peli che trattengono l’odore…

Addirittura in certe giurisprudenze (specie Hanbali) la non circoncisione è motivo di divorzio, cioè la moglie che scopre il marito incirconciso deve chiedere il divorzio anche se il matrimonio è stato consumato, e nel caso il marito si circoncida il matrimonio rimane invalidato e lui deve ripetere il matrimonio. Secondo giuristi Sha’fi l’autorità Islamica locale può forzare o costringere un maschio alla circoncisione anche se questi è avanti negli anni ma gode di buona salute. Addirittura, secondo Hanafi, se un certo gruppo di persone in un Paese dell’Islam rifiuta la circoncisione dei maschi, quello Stato deve muovere “guerra” od azione di polizia perché la questione è considerata sedizione.

Sino ad ora ho scritto e riportato sulla circoncisione maschile che, pur essendo un argomento spinoso, ha dei contorni abbastanza chiari e non lascia molto scampo a chi vorrebbe sottrarvisi, a meno di gravi impedimenti (emofilia, complicazioni cardiache) come da fatwa di Dar Al Fatwa. Esiste però un problema serissimo che offre ai nemici dell’Islam ed agli islamofobi la possibilità di gettare ombre sinistre su questa religione, specie verso il pubblico femminile, che fra le altre cose è più ricettivo e sensibile: si tratta della circoncisione femminile che, Dio volendo e piacendo, tratterò esclusivamente in un altro intervento.

Un’ultima considerazione del tutto personale e quindi nessuno me ne voglia. In alcuni circoli nostrani che si rifanno al Sufismo e dove regna un certo orgoglio intellettuale la circoncisione è vista come un’opzione facoltativa, così come la rasatura del pube e delle ascelle. In realtà si tratta di ingiunzioni divine e mi domando: se uno crede nella Via di Verità (Haqiqah) per pervenire alla conoscenza divina ed all’Identità suprema ma non è disposto a sacrificare un insignificante (rispetto alla meta) pezzo di pelle, quanto può essere serio nel suo intento? Costui non agisce forse come colui che decidendo di scalare il K2 compera tutta l’attrezzatura migliore possibile, poi però pretende di fare la scalata con le scarpe da passeggio?

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