Comportamenti e influenze ai tempi del CoViD-19

Sono uscito per fare la spesa, come un comune cittadino, direi essere umano. Decido di mettermi una sciarpa, fondamentalmente per il freddo, anche se è sopportabile, ma opto per una kefya o smegh, come si dice in arabo. Ne ho una piccola collezione che ampio ogni volta che mi reco in un paese arabo e riesco ad andare in souq, mercato arabo, a comprarne una. O quanto meno, me la faccio spedire direttamente da qualcuno che conosco e vive in quei luoghi. Com’è successo per quella che ho voluto indossare oggi: la palestinese.

Il perché di questa scelta mi è stato chiaro dopo esser tornato dal giro a vuoto fatto. Perché vuoto? Non ho potuto fare la spesa perché i supermercati erano chiusi. Mi sono chiesto, quando con tranquilla rassegnazione ,mentre facevo inversione con la mia macchinina: “È entrato in vigore il decreto, pensavo partisse da Lunedì!”.

Torno a casa, parcheggio in garage l’auto e decido di passeggiare. Silenzio assordante e assolutamente pochissima gente. Io intanto mi copro ben bene e mi porto la kefya sul volto e copro fino alla parte alta del naso e penso: “Ora se mi fermasse la polizia, non potrebbero dire nulla, io la uso per proteggermi dal virus”.

Ecco mi s’illumina la mente, una scintilla mi spiega il motivo per il quale io ho deciso di indossare la mia meravigliosa sciarpa palestinese. “CoVid-19!”.

È lui il colpevole, o meglio, forse molto meglio. “È l’influenza che sta avendo su di noi questo virus che mi ha indotto a usare la kefya invece della sciarpa, sì, non ho mascherine ma ho questa che sicuramente mi darà una piccola protezione”.

Conferma di questo è che, rientrato a casa, mettendomi comodo nel mio virtual-room-office per scrivere un articolo per DM, ho notato che qualcosa che non andava. Mi manca qualcosa, sento le mani diverse. Che succede il freddo? Ma no. Vado per scaldarle e un leggero prurito pervade la barba. Mi scaldo le mani o mi massaggio la barba?

Perché quest’attimo di sospensione? Questa indecisione? Continuo a sentire strane le mani e mentre penso, s’illumina di nuovo la mente come successo in precedenza: “Coronavirus!”.

CoVid-19, Corona Virus, kefya, strana sensazione delle mie mani. Che nesso hanno? E il pensiero che m’indica la strada da seguire sulla tastiera o penna che sia, il pensiero che si lascia trasportare dalla arabic-lounge che ascolto ogni volta che scrivo, inizia a prendere forma. Ritornano in mente tutte le precauzioni che in questi giorni ci stanno giustamente inculcando.

Non frequentare luoghi pubblici affollati. Infatti, sono giorni che scelgo di uscire in orari non di punta, possibilmente quando nessuno è in giro, che stai cenando o pranzando. Senza rendermi conto nei giorni scorsi ho fatto questo nelle mie uscite, e ora ne capisco il motivo.

Usare protezione per le vie respiratorie se ci si trova in posti affollati. E oggi ho indossato la kefya per questo. L’ho fatto, anche se, nella mia regione non vi sono molti casi di positività, ma dopo quello che è successo ieri, con una moltitudine di persone che ha preso treni e autobus per scappare via dalle zone rosse e andare in posti un po’ più tranquilli, quando invece, per senso civico e di rispetto per il resto della popolazione, sarebbero dovute rimanere al proprio posto, probabilmente il mio subconscio ha preso in anticipo le eventuali contromisure del caso. Anche perché, vivendo in casa con persone di una certa età, non vorrei essere causa di problemi maggiori.

Lavarsi le mani. Ecco, cosa era quella sensazione. Sentire le mani pesanti e come se fossero imbrattate di qualcosa. Sensazione che va via dopo essermi lavato. Infatti, ora le sento mie, come se fossero tornate a volare sui tasti del laptop. Tutt’uno con le lettere consumate della tastiera. E ora posso dare sfogo a tutti i pruriti del viso, gli accarezzamenti della barba che si liberano e danno sfogo alla precedente repressione.

L’istinto di sopravvivenza ha preso il sopravvento, influenzato da tutte queste notizie di questi ultimi giorni. E confermo ancora una volta, come può cambiarti la vita, il continuo martellamento mediatico di qualcosa. Il potere dei media. Anche se, riflettendo, leggendo o ascoltando quello che è successo in questo weekend, a volta devo ricredermi e pensare che non tutti recepiscono il messaggio.

Che cosa puoi dire a chi, fregandosene della legge e soprattutto della salute altrui, decide di lasciare una zona sottoposta a vincolo di non circolazione e di quarantena per andare in zone più libere e uscire come se nulla fosse convinto che tu sia migliore degli altri e che il virus non ti colpisca, vantandoti anche con le amicizie che sei riuscito a scappare dalla Lombardia o dal Veneto? Il senso civico? Il rispetto? L’attenzione e l’amore verso gli altri? Parole insensate in tempo di populismo e sovranismo. Ecco l’effetto del mantra: “Prima gli italiani.”

Voglio aggiungere solo una piccola postilla, che a qualcuno potrebbe dare fastidio, invece denota come alcune cose sono state previste secoli addietro, e che noi, nella nostra fede cerchiamo di seguire nella nostra piccola vita: Muhammad, Iddio lo benedica, diceva: “Se venite a sapere che in una terra c’è la peste, non ci andate; e se la peste avviene nella terra dove vi trovate, non ve ne uscite dandovi alla fuga.”

Saggezza che oggi farebbe bene non solo a noi musulmani.

 

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