Come vivono le ragazze musulmane in Italia

In Italia vivono tantissime ragazze musulmane, quasi tutte di seconda generazione o arrivate nel nostro Paese da bambine, mentre sono relativamente poche quelle di origini italiane. Spesso si ha la percezione che vivano recluse in casa, senza la possibilità di avere una vita sociale o debbano accettare una vita sociale limitata. Inutile negarlo: casi simili esistono e sono finiti anche alla ribalta delle cronache.

Ma come vivono davvero nel nostro Paese le musulmane praticanti? Un grandissimo fattore di influenza sullo stile di vita deriva dal contesto familiare in cui si vive. Infatti, se la famiglia è “chiusa” risulta estremamente difficile un percorso di emancipazione della ragazza ed in rarissimi episodi si crea in un conflitto familiare con l’aggravante del contesto culturale che può portare a conseguenze tragiche. Per fortuna questi casi sono pochi (e non dovrebbero neppure esistere), ma il resto vive nella nostra società “relativamente” senza problemi. Sono tantissime le giovani che frequentano gli istituti scolastici superiori, scegliendo i vari indirizzi di studio ed è sempre maggiore il numero delle ragazze che si iscrivono alle Università.

Lo stesso discorso vale per chi inizia un percorso lavorativo, con le ragazze musulmane che ormai vengono assunte anche col proposito di andare incontro alle esigenze di una certa tipologia di clientela e ciò avviene soprattutto nelle grandi città.

Inoltre, le teenager spesso si riuniscono in casa di amiche, oppure escono la sera per andare a mangiare qualcosa tutte insieme e, se c’è la possibilità di cenare in locali con carni Halal, preferiscono quelli. Essendo musulmane praticanti, per scelta non vanno in discoteca, anche per il divieto di assunzione dell’alcool.

Ma di certo, tutte si sentono italiane, non vedono le differenze con le loro coetanee, anche se magari poi fanno scelte diverse. Ad ogni modo, non tutto fila perfettamente liscio e talvolta devono combattere contro l’ignoranza della gente, che ogni tanto sfocia nella percezione di un’islamofobia in cui il classico “Tornatene al tuo Paese” non tarda mai a farsi sentire.

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