I rifugiati secondo il Corano e gli hadith (la sharia’ah)

Si parla tanto di rifugiati in questi ultimi tempi e spesso molti irrinunciabili criticatori dell’Islam usano parlare male dei musulmani, dicendo che i paesi dove vige la sharia’ah o quanto meno dove i musulmani sono la maggioranza, non si accoglie, anzi i rifugiati vengono buttati fuori in malo modo, perché la nostra religione è violenta e non accoglie i diversi o i meno abbienti.

Usano anche, tra l’altro offendono il profeta Muhammad dicendo che non prevedeva e praticava l’accoglienza o l’aiuto al prossimo come faceva il profeta Gesù, menzionando le sue parole e le sue parole, ma poi nella realtà, mai praticate da questi personaggi che espongono croci e vangeli o si auto dichiarano cristiani e poi, non conoscono neanche una virgola del Cattolicesimo, figuriamoci di ciò che dice e obbliga l’Islam in riguardo ai rifugiati e chiunque abbia bisogno.

Racconto, non a noi, ma a voi, così finalmente possiate conoscere che il profeta Muhammad non ha mai detto di “no” a qualsiasi richiesta che veniva fatta in nome della fede, ossia carità, accoglienza, aiuto e sostegno. Egli non ha mai rifiutato la carità a chiunque chiedeva, fin’anco lui stesso, non era più in grado di farla.

Ricordiamo quando il Profeta morì, possedeva solo il suo bastone, le sue vesti, l’armatura e una piccolissima casa dove viveva e dormiva su un letto fatto di sola paglia. Non perché si trovava in condizioni di miseria, basti pensare che quando morì, le terre in possesso dei musulmani erano tra le più grandi della penisola araba e lo stato musulmano godeva di enormi ricchezze. Il Profeta viveva nella povertà per esser vicino a tutti e dimostrava così cosa era importante.

Il Profeta donava tutti i suoi averi, come lo facevano la maggior parte dei suoi attivi seguaci. Essi donavano tutto quello che avevano e accoglievano chiunque si presentasse alla loro porta di casa accogliendolo a braccia aperte: essi non consideravano i migranti come fastidio: “In verità, i credenti sono come una struttura, ognuno rafforza l’altro”, e “L’esempio dei credenti nel loro affetto, misericordia e compassione gli uni per gli altri è quello di un corpo. Quando un arto fa male, tutto il corpo reagisce con insonnia e febbre.” Questi sono detti del Profeta che usava raccontare ai fedeli come esempio di comportamento.

Essi si consideravano come un muro fatto di mattoni: ognuno è uno di essi e se un mattone è posto male, non è curato, non è ben sistemato può sgretolarsi e rompersi e il muro così cadrebbe.

Il Profeta dice: “Chiunque allevia le difficoltà di un credente in questo mondo, Allah allevierà le sue difficoltà nel Giorno della Risurrezione. Chiunque aiuti ad alleviare qualcuno in difficoltà, Allah gli renderà le cose facili in questo mondo e nell’Aldilà.”

Questi ahadith, racconti del Profeta, stanno a dimostrare come nell’Islam l’aiutare e accogliere è fondamentale per la propria salvezza. I primi musulmani accoglievano tutti quelli che scappavano dalle città ancora non musulmane dove essi venivano perseguitati, facendosene carico senza mai lamentarsi, anzi, spesso, vi era una gara di solidarietà fra tutti a chi accoglieva e aiutava l’altro.

Il rifugiato chiunque egli sia, da qualunque parte del mondo conosciuto venisse era sempre al centro dell’attenzione della società musulmana, come lo è sempre stato negli imperi musulmani successivi, dove una fetta della ricchezza era dedicata proprio all’accoglienza. Questo non avveniva solo con i poveri, ma anche con artisti, letterati e scienziati, che trovavano accoglienza e riparo nelle varie dimore dei ricchi signori e degli emiri e re di tutto il mondo musulmano.

Vi è l’esempio di questo sia a Damasco, che a Baghdad, come al Cairo e Gerusalemme, in tutta l’Andalusia, dove arte, ricchezza e conoscenza erano il fulcro degli imperi, dove accoglienza, aiuto e misericordia verso il rifugiato, lo straniero e il povero erano l’esempio da seguire e la forza della solidità degli imperi.

I musulmani erano e sono obbligati a fare accoglienza, ci sono dei chiari versetti del Corano che annunciano questo:

“Amano coloro che sono emigrati da loro e non trovano alcun desiderio nei loro cuori di ciò che è stato dato agli emigranti, ma piuttosto danno loro la preferenza su se stessi, anche se sono privati. Chiunque sia protetto dall’avidità della propria anima, allora quelli avranno successo.” Corano surat al-Hasr: verso 9.

Il musulmano non può esimersi dall’accogliere, non fa differenza di pelle, etnia, sesso, stato sociale e religione. Non chiede il passaporto e non chiede se al suo paese vi è guerra o pace. Accoglie senza troppe domande.

Se poi accade, che un governo imita gli stati occidentali, quel governo certo non potrà mai definirsi musulmano, ma copia sbiadita e ipocrita di ciò che si fa in altri luoghi lontani dall’Islam. Quei governanti dovranno ricordarsi che, il loro maestro, Profeta ed educatore, Muhammad ha detto: “Non c’è diritto per il figlio di Adamo se non in queste cose: una casa in cui vive, una veste per coprire la sua nudità, un pezzo di pane e acqua.”

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