Le donne musulmane francesi sono contro la nuova legge che proibisce l’hijab

Si teme che la nuova legge “rafforzare il rispetto dei principi della Repubblica” che limita l’uso dell’hijab in pubblico possa portare a una discriminazione dei musulmani in Francia.

Il disegno di legge chiamato anche “anti-separatismo”, limita completamente il diritto all’organizzazione dei musulmani, l’esistenza degli stessi come persone che rispettano la propria fede, essere controllati in ogni azione pubblica compresa quelle delle funzioni religiose e del modo di  comportarsi.

Ne è esempio il licenziamento di due imam di recente da parte del Ministro dell’Interno, con la scusa che le parole riferite nei sermoni erano contro il laicismo francese.

Questo può portare a un incremento dell’islamofobia, può limitare la libertà di associazione e di espressione, aumentare la discriminazione e persino influenzare la costruzione delle moschee. Riferisce in comunicato Amnesty International sulla legge approvata. Così come tante altre organizzazioni dei diritti umani.

Esempi di come la Francia tratta le donne musulmane, nonostante i suoi cittadini e politici si vantano di essere uno stato che difende i diritti umani.

Aisha, una madre di cinque figli che vive alla periferia di Parigi, ha affermato che a scuola è vietata l’ostentazione di simboli religiosi, ricorda che è stata chiamata al comitato disciplinare dopo che si è rifiutata di togliersi il velo. Questo le ha portato a essere accusata di far parte del FIS (Il movimento di resistenza algerino), anche se è marocchina.

Noura, madre di tre figli e ricercatrice universitaria che vive a Parigi, ha raccontato di come le è stato chiesto di non partecipare alla gita scolastica di suo figlio nel 2019 perché indossava il velo. Anche la polizia chiamata sul posto le ha detto di andarsene, raccontando la favola della Francia paese laico.

Hiba Latreche, 22 anni, segretaria generale e vicepresidente di Femyso, il Forum delle organizzazioni giovanili e studentesche musulmane europee, e studentessa di legge, ha affermato che in quanto donna musulmana con l’hijab, si trovava spesso ad affrontare problemi di islamofobia. E questa legge rendano legale e rafforzino istituzionalmente questo crimine, rendendolo più sistemico invece di proteggere i musulmani da questo crimine d’odio.

Hiba e molte altre donne musulmane gestiscono la campagna “Non toccare il mio hijab”, che è diventata virale e ha persino ricevuto sostegno da donne musulmane di alto profilo come l’atleta olimpica Ibtihaj Muhammad e la modella somala Rawdah Mohammed.

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