Grido di dolore ma speranza musulmana

Per i cultori di storia risorgimentale è familiare il famoso discorso del “Grido di Dolore” che fece Vittorio Emanuele II, futuro Re d’Italia nel ricordare gli eroici sacrifici dei partecipanti ai moti risorgientali (non terroristi ma attivisti della libertà dagli invasori). E da quel discorso vorrei prendere spunto perché nessuna persona di buon senso e tanto più nessun Musulmano di buon senso può rimanere colpito e ferito dalle immagini che girano in questi giorni sui vari social di quanto avviene in Gerusalemme ed in Palestina.

Sembra quasi che questi cortometraggi agiscano come sfogo ma anche e soprattutto come viatico per tacitare le coscienze di chi, anche chi scrive, ha completanto un Ramadan di pace e tranquillità. Tutto sommato la Palestina ed Israele sono distanti. E poi i Palestinesi sono abituati a prendersele, come i Rohinja, gli Huighuri, i Siriani, i Curdi, i Kashmiri dei territori annessi ed occupati. Sono crudo? Forse ma se ci contiamo noi Musulmani siamo 2 miliardi su una popolazione mondiale di 7.8 miliardi (stime anno 2020) e che cosa fa questa “forza” per difendere chi fra quei 2 miliardi soffre la violenza di dover migrare forzatamente o la violenza di chi opprime?

Non è che scaricando un video o facendo divulgare fotografie, documenti o video che fermiamo i proiettili di acciaio rivestiti di gomma o le bombe o i lacrimogeni! Non è firmando petizioni a governi insensibili, magari tenuti in ostaggio da finanziamenti segreti da chi – e tutti sanno bene chi – ha la finanza mondiale in mano. Mi viene da chiedere se “Siamo tutti fratelli” perché non ci sono prese di posizione ferme nel vedere che bambini vengono malmenati e separati dalle loro famiglie come comuni delinquenti. Perché gli oppressi diventano terroristi mentre gli oppressori diventano “gente in pericolo”? Chi è in pericolo fra chi usa le mani nude e chi invece usa bombe a guida laser lanciate da aerei da combattimento di ultima generazione?

Ma attenzione! Quello che avviene oggi a qualche migliaio di chilometri dalle nostre comode e calde case può avvenire anche in un’Europa stanca e piegata dalla pandemia che vera o presunta che sia ha avuto l’esito di divedere i Musulmani, isolarli e rimanere del tutto passivi di fronte ad una crescente e quanto mai ingiustificata “islamofobia”, che – si badi bene! – viene rafforzata dall’uso sconsiderato dei media e degli interventi di certi politicanti da strapazzo che hanno l’impudenza di far passare gli oppressori per aggrediti.

È da un clima simile a questo che scattarono le leggi razziali che allora colpirono duramente il popolo ebraico, come se religione e razza fossero sinonimi e come se la razza umana fosse suddivisa in sotto-razze! Attenzione che già stiamo viaggiando verso nuovi regimi totalitari ancora pù pericolosi di quelli del secolo scorso, perché allora il totalitarismo era dichiarato e ben individuabile, ora è impalpabile. Ma proprio per questa impalpabilità diventa più subdolo e pericoloso e si sta estrinsecando in islamofobia. Non abbiamo imparato la lezione di quanto avvenne a Srebenica? Abbiamo dimenticato che anonimi ed insospettabili cittadini della porta accanto andavano a fare i weekend per “impallinare” qualche Musulmano partendo in bus da Zurigo verso la ex Jugoslavia?

Uno stato imbelle in preda ad un antistato mafioso che fa dell’usura una delle principali metodiche di controllo della popolazione non può difendere chi bandisce l’usura! Ma vi è un risvolto che non dobbiamo trascurare. In tutto questo “gioco perverso” che si svolge in questo mondo (dunya) i vincitori sono e saranno sempre i Musulmani perché magari perdono in questo mondo ma il loro sacrificio viene premiato con la Vita Perenne che non si guadagna con atti di guerra ma con la pazienza e la ricerca della verità e se in questo processo veniamo oppressi e non perdiamo la fede saremo sempre e solo dei veri vincitori, magari finendo la nostra vita sotto le scarpe di soldati nemici ben equipaggiati.

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