La Turchia esce dalla Convenzione di Istanbul

La Turchia ha lasciato la Convenzione firmata nel 2011 proprio nella sua capitale sulla violenza di genere. L’ufficialità si avuta, oltre dalle dichiarazioni del presidente turco, anche da un tweet fatto dalla Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Zehra Zumrut, che ha scritto: “A tutelare le donne ci sono già le leggi nazionali, a partire dalla nostra Costituzione, il nostro sistema giudiziario è dinamico e abbastanza forte da implementare nuove leggi”, convenzione firmata da 45 Stati

Questo non sembra esattamente vero. Vi è un aumento delle violenze domestiche, il 38% di esse ha subito violenza, le morti di donne arrivano a 300 assassini nell’ultimo anno, vi è carenza di strutture a sostegno delle vittime e una cosa grave sembra essere la linea di governo che vuole rafforzare il patriarcato secolare con proclami tipo: “prendersi cura della casa e dei figli, soprattutto farli i figli, almeno tre, per il bene della nazione, che rischia ogni giorno a causa dell’avanzata della propaganda Lgbtqi+, terroristi che puntano a distruggere la fabbrica sociale” tweet del vice presidente Fuat Oktay.

La reazione dei movimenti femministi non si è fatta attendere, le opposizioni del Chp e dell’Hdp, ma soprattutto le associazioni delle donne e femministe turche hanno manifestato sabato: “Chiamiamo alla lotta totale contro chi ha rimosso la Convenzione di Istanbul”, è lo slogan che circola su tutti i social turchi

“Kararı geri çek, sözlesmeyi uygula” è l’urlo in piazza: “ritira la decisione, rispetta la Convenzion”. L’hashtag: #istanbulsozlesmesiyasatir è quello più clickato. Anche il Consiglio d’Europa, per bocca della sua segretaria generale Marija Pejcinovic Buric ha rilasciato una dichiarazione: “Questa mossa è un grave passo indietro e tra i più deplorevoli perché compromette la protezione delle donne in Turchia”.

Certo è che se prima firmi una convenzione, poi non puoi tirarti indietro perché i partiti che ti tengono galla te lo impongono. Ed Erdogan per  continuare a governare, deve dare spazio a quei movimenti estremisti di destra e religiosi che sono gli unici che gli permettono la restaurazione di se stesso. Erdogan non ha nulla dei sultani a cui lui vuole fare riferimento, l’illuminazione per il popolo non certo si compie con le negazioni e l’estremismo. E questo non fa certo bene alla Turchia e al suo progresso.

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