Le norme attuali non garantiscono un’equa distribuzione delle responsabilità tra gli Stati membri. I paesi di frontiera sostengono un onere sproporzionato per registrazione e accoglienza dei richiedenti asilo soprattutto nei periodi di grande afflusso di migranti. Servono più risorse per un rimpatrio rapido ed equo di coloro che non possono rimanere
In una risoluzione approvato il 17 dicembre scorso, con 448 voti favorevoli, 98 contrari e 149 astensioni, il Parlamento Ue chiede l’introduzione di un meccanismo di solidarietà per garantire la continuità del diritto fondamentale di asilo nell’Unione e la ripartizione delle responsabilità tra gli Stati membri. L’inadeguata applicazione della gerarchia dei criteri – evidenziano gli europarlamentari – in particolare l’uso eccessivo del criterio del paese di primo ingresso, e l’inefficace attuazione dei trasferimenti, hanno aumentato la pressione su alcuni paesi, ovvero Grecia, Italia, Malta, Cipro e Spagna.
I deputati deplorano che il Consiglio, contrariamente al Parlamento, non abbia preso posizione sulla proposta di riforma del regolamento di Dublino del 2016, bloccando così il processo e lasciando che l’Unione disponesse dello “stesso insieme di norme che si sono dimostrate inefficaci nella gestione di un numero elevato di arrivi”.
Inoltre, gli accordi ad hoc sulla ricollocazione non sostituiscono un sistema europeo comune di asilo armonizzato e sostenibile. I deputati chiedono maggiori risorse e capacità per gli Stati membri in prima linea, finché il sistema di Dublino non sarà riformato.
Lacune e carenze nella direttiva sul rimpatrio
Sempre nella seduta del 17 dicembre, Il Parlamento Europeo ha anche adottato, con 512 voto favorevoli, 134 contrari e 49 astensioni, una seconda risoluzione sull’attuazione dell’attuale direttiva sui rimpatri. Nella Risoluzione si sottolinea come una politica di rimpatrio efficace è uno degli elementi fondamentali di una politica dell’UE in materia di asilo e di migrazione ben funzionante e che dal 2015 il numero di decisioni di rimpatrio eseguite è in diminuzione, non necessariamente a causa della diminuzione degli ingressi irregolari.
I Paesi UE sono quindi invitati ad assegnare capacità adeguate e una formazione sufficiente alle autorità responsabili. Ove possibile, i rimpatri volontari dovrebbero avere la priorità, ma i minori non accompagnati non dovrebbero essere rimpatriati a meno che non si possa dimostrare che sia nel loro interesse.
L’efficacia della politica UE di rimpatrio non dovrebbe essere misurata solo in termini di tassi di rimpatrio, ma anche in base alla sostenibilità degli stessi e all’attuazione delle garanzie dei diritti fondamentali, al rispetto delle garanzie procedurali e all’efficacia dei rimpatri volontari.
La commissione parlamentare per le libertà civili (LIBE) sta attualmente esaminando la proposta della Commissione europea del 2018 che modifica l’attuale direttiva sul rimpatrio.
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