Algeria: normalizzazione vista come un atto di aggressione

La normalizzazione avvenuta tra Marocco e Israele a discapito dello Saharawi inizia a destabilizzare, almeno per adesso, politicamente e ideologicamente il nord Africa.

Gli Stati Uniti come sappiamo hanno promesso ed hanno riconosciuto la sovranità sulla zona del Sahara occidentale contrariamente alle risoluzioni ONU che ne fanno una terra libera in attesa di un referendum tra la popolazione che dovrebbe decidere sul suo futuro.

La Repubblica Democratica Araba dello Saharawi è sostenuta dall’Algeria dove intrattiene la sede il Fronte Polisario che è la forza armata composta da abitanti dello Saharawi che si oppone al Marocco. Questo riconoscimento ha messo sul piede di guerra il Fronte.

Ricordiamo che Il Sahara occidentale è considerato dalle Nazioni Unite come una terra non decolonizzata ed è elencato come territorio non autonomo (NSGT), vale a dire che gli abitanti della terra non hanno autogoverno secondo il capitolo 11 della Carta delle Nazioni Unite.

La Spagna governava la regione e il Fronte Polisario con una guerra tra il 1973 e il 1975 riuscì a estrometterla dall’Africa. Fronte che poi ha combattuto anche contro il Marocco che se ne appropriò illegalmente con la famosa marcia verde. Marocco che dovette affrontare la guerriglia del Fronte Polisario fino al 1991, quando l’ONU ne dichiarò terra non autonoma con attesa di un referendum che sarebbe dovuto avvenire nel 2003, ma il Marocco ha sempre fatto rimandare tale libertà di scelta tra le popolazioni del Sahara.

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Ricordiamo che ad aiutare il Marocco nelle azioni di guerra contro il Fronte sono spesso intervenuti guarda caso, specialmente negli ultimi anni, gli Emirati Arabi Uniti.

Doveroso dire anche che Amnesty International, aveva esortato le Nazioni Unite a dare vita al referendum sempre rinviato per lo Saharawi e nell’ultimo periodo pre-normalizzazione AI aveva intensificato questa scelta verso l’organizzazione mondiale, affermando che tutti coloro che volevano andare nello Saharawi per ragioni umanitarie erano,e sono, categoricamente bloccati dal Marocco.

Questi per l’Algeria per certi versi e per le organizzazioni umanitarie per altri versi, sono segnali che tutto andava in quella direzione, poiché il regno marocchino ha ben fissato i suoi piedi sul suolo del Sahara occidentale e  intrattiene rapporti con Israele, anche se non alla luce del sole, dal tempo della guerra dei “sei giorni”, con Hassan II, che se non fosse stato per il famoso “buco” di Rabat, forse il risultato non sarebbe questo che vediamo oggi.

Il fatto sta che Israele, con questo accordo di normalizzazione non solo ottiene un altro punto d’appoggio strategico nella regione, ma affonda in modo quasi definitivo “l’Iniziativa per la pace araba del 2002”, come strategia per fornire una soluzione a due Stati, al conflitto israelo-palestinese.

E il paese che sembra più colpito e messo in guardia da questo, per il nord Africa è proprio l’Algeria. Il primo ministro algerino, Abdel Aziz Jarad, mette in guardia contro “la volontà dell’Entità sionista di raggiungere i confini algerini”. Queste sono sue dichiarazioni che certamente non tranquillizzano la situazione nella zona e tale accordo è visto più che come “accordo di pace” come un “accordo di aggressione” verso lo Saharawi e di conseguenza l’Algeria, da parte del Marocco con il benestare degli USA e Israele.

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