Macellazione halal, la verità oltre le bugie dei media (II parte)

La macellazione rituale si basa su regole precise. Quella ebraica prevede mammiferi ruminanti con unghia fissa, ossia bovini, bufalini, ovini, caprini, antilopi e caprioli, e volatili, quindi pollo, anatra, tacchino e oca. Questi vengono detti animali “puri”. Quelli “impuri”, invece, sono il suino, gli equini, i camelidi e, fra i volatili, i rapaci, lo struzzo e il cigno. Il sangue è assolutamente vietato consumarlo.

La macellazione musulmana invece prevede tra gli animali “impuri” i suini, gli asini, in generale gli animali con i canini e le unghie lunghe, e le carni di animali morti. Il resto è considerato animale “puro”.

Da notare come quella ebraica sia ancora più restrittiva, e non consideriamo gli animali che vivono in mare, ma ne scriveremo un’altra volta. Importante per entrambe le due religioni è il divieto assoluto di consumare animali morti o malati. Con entrambe queste macellazioni si sarebbe evitato a priori lo scandalo della “mucca pazza”, e non solo per il motivo dell’animale malato, ma anche perché gli animali devono essere in decorosa vita come in decorosa morte.

L’animale malato non può essere mangiato e quindi macellato. Lo stordimento prevede una perdita di coscienza, quindi una non sana condizione per l’animale.

Per la macellazione ebraica si ha bisogno inoltre di una persona specializzata, che usa un coltello a sezione triangolare e ben affilato, usato esclusivamente per la macellazione e riposto in una scatola ben protetto e custodito. La macellazione islamica può essere eseguita da un musulmano qualsiasi, a patto che usi un coltello affilatissimo e solo per quest’atto. Prima di ognuna di tali macellazioni si pronuncia il nome di Dio. E in quella islamica il capo dell’animale deve essere rivolto verso Makkah.

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