Enna, quando la donna è due volte vittima di violenza e stereotipi

Accade che a Enna una pubblicità possa far pensare ad uno stereotipo di bassa lega; nonostante si tratti di una città universitaria, sotto certi aspetti Enna è ancora legata economicamente e sociologicamente al mondo rurale, dove persiste una certa mentalità retrograda e maschilista che, purtroppo, a volte sfocia in violenze domestiche. Ad affermarlo è Vincenzo Mattiolo, che ci ha segnalato il fatto.

Pur non presentando percentuali di violenze più alte delle altre province italiane, il caso di Vanessa Scialfa ha acceso un faro sul problema, con l’ASL provinciale, che ha cercato di combattere una certa mentalità ed insegnare ai cittadini ad usare il numero di telefono dedicato, il 1522, come pure a rivolgersi ai consultori presenti sul territorio.

Per fare ciò sono state coinvolte le scuole della provincia siciliana e dal liceo artistico  locale, lo scorso fine novembre, è stato scelto il lavoro che rappresenta la campagna di sensibilizzazione intitolata “La violenza umilia l’anima“, con lo slogan “Ti amo da non morire“, creata dall’idea di una studentessa. Come risultato finale, però, si può notare che l’intera ideazione si basa su un’immagine di una ragazza col volto coperto da un velo, sulla falsariga dell’abbigliamento di tante donne musulmane e, pertanto, fa leva su preconcetti culturali che, purtroppo sono veicolati in primis dai mass media.

Il problema non è tanto che una ragazza possa aver concepito l’opera basandosi su ciò che sente e vede, senza informarsi se sia verità o si tratti di  fake news, ma il fatto che i dirigenti di un’Unità Sanitaria Locale e soprattutto dei consultori non abbiano per niente messo frutto la propria esperienza lavorativa per riuscire a tenersi lontani da certi stereotipi che mortificano l’immagine della donna musulmana.

Paradossalmente, lì dove è esposto il cartellone, vi è la sala di preghiera della comunità musulmana, che da quell’immagine è gravemente offesa ed avrebbe tutto il diritto di chiedere adeguate spiegazioni. Ma come spesso si preferisce fare da buoni musulmani, si è scelto di non creare contrasti e gli stessi dirigenti del centro, hanno preferito tenere un profilo basso, a dimostrazione che non sempre si tiene conto delle culture altrui.

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