I sionisti costringono jerusalemita a autodemolire i suoi negozi

I sionisti che occupano la Palestina e praticano a tutti gli effetti l’apartheid, hanno costretto qualche giorno addietro un abitante di Gerusalemme arabo musulmano ad autodemolire i suoi tre negozi nel quartiere di Jabal al-Mukabber, a sud della città occupata di Gerusalemme, usando la classica scusa in voga presso questi usurpatori violenti e razzisti: la mancanza di permesso di costruzione.

È accaduto al jerusalemita Malek Khalayla, che nonostante aver dovuto finanziare da solo la demolizione è stato costretto anche a pagare una multa, emessa dall’autorità di occupazione.

Al contempo i sionisti costruiscono senza permesso e contro tutte le leggi internazionali interi insediamenti fuori legge specialmente a Gerusalemme Est e in Cisgiordania negando la costruzione di case agli arabi musulmani; in questo modo creano scompenso abitativo diminuendo gli arabi e aumentando i coloni illegali: continuano a fare “pulizia etnica” in maniera subdola e meschina.

Dal 1980 che i sionisti razzisti fanno questo a Gerusalemme Est, con l’intenzione di “eliminare” completamente tutti i palestinesi e dare la Città Santa esclusivamente in mano ai sionisti. Questo ha portato l’entità di occupazione a infrangere tutte le leggi contro i diritti umani, ma gli israeliani non hanno interesse a difenderli se non riguardano loro.

I sionisti sono arrivati a posizionare quasi 700.000 coloni razzisti e violenti in 256 insediamenti illegali o avamposti sparsi in tutta la Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est.

Solo nel 2021, secondo il Ministero degli Affari di Gerusalemme, le forze di occupazione hanno demolito oltre 173 strutture di proprietà palestinese a Gerusalemme e hanno emesso oltre 200 ordini di demolizione.

Alla faccia della democrazia che l’occidente ipocrita sventola rendendosi complice delle brutalità xenofobe israeliane.

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