Essere contro il sionismo non è essere antisemita

Ultimamente in Italia molti colleghi in maniera subdola hanno iniziato ancora una volta a mistificare il significato delle parole italiane per i propri scopi propagandistici. Per ricordare a qualcuno che lo ha dimenticato, ho deciso di scrivere questo articolo, che spero possa chiarirne il significato.

Torniamo alle origini dei termini che volutamente sono messi in discussione con malafede: semita e sionista, di contro, antisemita e antisionista.

Descrivo brevemente il significato, la derivazione o radice di entrambi, iniziando dal più antico dei due: il termine semita deriva dal nome di uno dei tre figli di Noè, Sem, gli altri due sono Cam e Jafet.

Sem è il primo dei tre e deriva dall’antico ebraico che significa “nome”. Nella stirpe da lui derivata vi è Abramo, il patriarca delle religioni monoteiste. Sem si dice nacque circa 100 anni prima del Diluvio Universale.

Sem, biblicamente, è il padre dei popoli del Medio Oriente, quindi gli arabi, i fenici e gli ebrei sono suoi discendenti; infatti, le popolazioni abitanti tra la Palestina e i fiumi di Babilonia, erano definiti dai racconti biblici semiti.

Per conoscenza, abbiamo il secondo figlio Jafet o Yafet, che fu padre tutti i popoli che abitano ed hanno abitato le terre a nord e a occidente della Palestina, del mar Egeo e della penisola Anatolica. Gli europei.

Jafet nella lingua di queste regioni antica, ha un significato che può essere tradotto con il nostro termine “bellezza”.

Rimane il terzo figlio che è Cam. Il suo nome proviene dal termine dell’antico egizio Khem, che significa “terra nera“. Tra l’altro gli antichi egizi chiamavano le terre delle loro origini con questo termine, perché era bagnato dal Nilo, il “fiume nero”,  mentre le terre lontane, del deserto venivano chiamate “terre rosse”.

Secondo la mitologia biblica, i Camiti, detti anche Chamiti, Kamiti o Hamiti, sono l’insieme di popolazioni discendenti da Cam che popolano l’Africa. Della stessa stirpe sono i Berberi, gli Etiopi, gli Egizi, i Cananei e tutte le popolazioni nere. Cananei, presenti anche in Palestina, nella zona di Canaan.

La zona di Canaan era la terra affida al figlio di Cam, che secondo la Bibbia, subì una maledizione.

Maledizione dovuta al fatto che Cam entrò nella tenda del padre, che viveva separato dai tre. Entrato, lo vide riverso a terra un po’ stordito perché ubriaco e, invece di portargli rispetto, rimase a guardarlo non coprendolo chiamò i fratelli descrivendo loro la situazione in cui si trovava il padre.

Gli altri due, arrivati sul luogo, camminarono all’indietro volgendo lo sguardo altrove e coprirono con un mantello il padre, in modo da non disonorarlo guardandone la nudità. Al risveglio, Noè, conosciuti i fatti, pronunciò una maledizione su Cam e su suo figlio Canaan.

Biblicamente tale gesto era  inteso verso tutta la discendenza di Cam, indicando, appunto il figlio. Questo per non aver portato il dovuto rispetto a Noè. Anche Sem, divenuto capo famiglia, nella sua successiva benedizione, incluse i fratelli Jafet e Cam, con le discendenze, ma trascurò nella menzione solo Canaan.

Fu così profetizzata la schiavitù di Canaan verso Sem e Jafet, che biblicamente ebbe termine, quando gli israeliti, discendenti di Sem, soggiogarono i cananei.

Prendendo ad esempio il Vecchio Testamento con la maledizione di Cam, fu sotto intesa la tesi dell’inferiorità etnica della sua stirpe, identificata con i contemporanei popoli africani, i posteri fecero reale questa maledizione assumendosene l’ideologia della così detta superiorità etnica dell’uomo bianco, discendente di Sem e Yafet nei confronti dei discendenti di Cam, gli uomini neri.

Schematicamente abbiamo:

Noè, Sem, capostipite dei popoli di mezzo, o così detti popoli Semiti o Mediorientali. I suoi figli sono: Elam, Assur , Aram, Arpacsad e Lud.

Noè, Jafet, capostipite dei popoli del nord, ossia popoli Jafeti o Eurasiatici. I suoi figli sono: Gomer, Magog, Madai, Javan, Tubal, Mesech e Tiras.

Noè, Cam, capostipite dei popoli del sud, o  così detti Camiti o Africani I suoi figli sono: Cush, Mizraim, Phut e Canaan.

Questo è quello che dice il Vecchio Testamento, ossia l’insieme dei Libri del primo periodo che Dio ha dato alle tre religioni monoteiste: Islam, Cristianesimo ed Ebraismo.

Qualcuno può dire che sono storielle inventate e non hanno riferimenti scientifici. Per questo, ora, scrivo attingendo alla scienza.

I semiti sono definiti in tal modo perché la loro lingua deriva dallo stesso ceppo originario che comprende lo stesso popolo, che va dalla Siria alle terre tra il Tigre e l’Eufrate. La popolazione originaria che parlava tale ceppo linguistico è identificata con gli Amorrei.

Essi si stabilirono alla fine del secondo millennio nella penisola araba.

Nella parte nord, si unirono con le popolazioni della Siria, Palestina e Mesopotamia. Da questa fusione sulle coste Mediterranee si formarono i popoli dei Fenici, degli Israeliti, dei Moabitici, degli Edomiti e degli Ammoniti.

Visseroo in città stato, fino a quando furono assoggettati dagli Assiro-Babilonesi, intorno al settimo secolo avanti Cristo. L’unica città stato scampata ai conquistatori fu Cartagine, colonia fenicia, la quale noi italiani, ne conosciamo la storia.

Nella penisola araba meridionale, invece gli Amorrei, si fusero con i popoli del luogo, formando i Minei, i Qataban, e i Hadramut, i quali furono unificati dai Sabei sino al terzo secolo dopo cristo, conquistati a sua volta dagli Etiopi.

In seguito si suddivisero in vari stati sotto influenza bizantina o sassanide, tra cui il regno dei Nabatei, con capitale Petra, o quello di Palmira.

Tutti questi popoli parlavano lingue semite, quindi erano e sono tutti semiti. Popoli che furono uniti sotto un unico governo con l’avvento dell’Islam, e la maggior parte ora vengono identificati come arabi

Cosa s’intende con questo? Che i popoli semiti, non si trovano in unica zona, ma spaziano dal Mediterraneo all’odierno Iraq.

Prima di trarre conclusione, diamo la definizione storica del termine sionismo. La definizione religiosa di tale termine non esiste in quanto, in nessun libro antico è menzionato un popolo detto sionista o derivante da qualche figlio di profeta biblicamente inteso.

Il termine sionismo deriva dal nome del Monte Sion, il primitivo nucleo della città di Gerusalemme. Esso fu coniato nel 1890 da Nathan Birnbaum, in un articolo della rivista Selbstemanzipation.

Esso non è altro che un movimento politico, paragonabile al comunismo, al liberalismo, al fascismo, al socialismo e via dicendo. È una creazione dell’uomo e non certo biblica né tanto meno storica.

Come movimento politico aveva ed ha l’obiettivo di costituire un’entità statale ebraica. In un primo tempo i luoghi scelti erano diversi da quello attuale. Successivamente per due motivi fondamentali scelsero la Palestina: i primi furono motivi logistici e di vicinanza all’Europa; i secondi, l’opportunità offerta loro, quando l’Inghilterra conquistò il Medio Oriente.

In seguito nel sionismo convogliarono i movimenti, sempre ebraici, del territorialismo, guidato da Israel Zangwill e dell’autonomismo, che chiedevano l’autonomia politica degli ebrei nei loro tradizionali territori in Europa centro-orientale e non in altri luoghi.

Il sionismo, come gli altri due movimenti, sono nati laici. Molti ebrei osservanti ortodossi, infatti, affermano che il regno di Israele deve nascere solo all’arrivo del Messia, se ve ne fosse uno già esistente, si andrebbe incontro a catastrofi come quelle accadute nei tempi antichi e il Messia mai scenderà sulla terra.

Questa è una breve descrizione per far conoscere il significato dei due termini che sempre sono usati per creare confusione. Essere un semita non implica essere un sionista. Come essere un sionista non è implica assolutamente essere un semita.

Un arabo non può mai essere antisemita. Qualcuno che odia gli arabi e li disprezza è certamente un antisemita, di conseguenza un razzista. Chi è contro gli arabi e gli ebrei è un antisemita e un razzista,  perché è conto una etnia ben definita. Il termine, quindi, non è  ad appannaggio di uno solo, come molti pseudo intellettuali, giornalisti e politici vogliono far intendere.

Definirsi antisionista non è assolutamente essere un antisemita, soprattutto non è essere razzista o xenofobo, infatti, essere contro il comunismo o il fascismo non è essere un razzista.

Essere contro un movimento politico, non è certo essere razzista.

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