Più di 100 organizzazioni chiedono l’embargo a Israele

“Questa brutalità sistematica, perpetrata negli ultimi sette decenni di colonialismo, apartheid, occupazione belligerante illegale prolungata, persecuzione e chiusura di Israele, è possibile solo grazie alla complicità di alcuni governi e società in tutto il mondo; nessuno – né Israele, né i produttori di armi negli Stati membri dell’ATT – dovrebbe essere autorizzati a trarre profitto dall’uccisione o dalla mutilazione di civili palestinesi”, è una parte della lettera cui più di 100 organizzazioni chiedono a viva voce l’embargo della vendita e acquisto di armi per a dalla entità sionista occupante di apartheid.

La lettera chiede anche di “proibire la vendita di armi a Israele o l’acquisto di armi prodotte da Israele, spesso “testate in battaglia”, su palestinesi e arabi in tutta la Palestina occupata, in Libano e in Siria”.

I firmatari sono organizzazioni umanitarie, leader dalla società civile del mondo accademico, arte, media, affari, politica, comunità indigene e religiose e persone di coscienza in tutto il mondo.

La lettera fa riferimento al Trattato sul commercio delle armi (ATT) stipulato dall’entità occupante illegale e di apartheid con vari Stati complici delle nefandezze razziste xenofobe e del terrorismo israeliano sugli arabi, per dimostrare che le importazioni di armi dall’entità di occupazione sono illegali, poiché le armi israeliane sono testate sul campo su civili palestinesi “soggetti di prova umani”.

La società civile e di coscienza deve rendersene conto e partecipare a queste iniziative e oltrepassare il muro di omertà e complicità mafiosa dell’ideologia sionista.

 

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