È successo in Kuwait, dove l’ambasciatore della Repubblica Ceca di istanza a Kuwait City, l’altro giorno ha esposto sul suo Twitter un post con la bandiera sionista con la scritta che ne dichiarava il sostegno.
Immediatamente gli utenti kuwaitiani hanno protestato e portato alla conoscenza del governo tale atto, quali ha convocato, tramite il ministro degli Esteri, l’ambasciatore chiedendo immediate spiegazioni e la repentina cancellazione del post pena sanzioni.
Il Kuwait non ha rapporti con l’entità di apartheid e si è rifiutata di normalizzare come hanno fatto alcuni emirati gemelli nel Golfo.
L’ambasciatore ha subito eliminato il post sostituendolo con le scuse al popolo kuwaitiani, ma i cittadini ne chiedono l’espulsione.
In Giordania è il parlamento che chiede invece l’espulsione dell’ambasciatore israeliano, per protestare contro i “crimini” dell’entità sionista contro i palestinesi.
Il presidente del parlamento lo ha annunciato in diretta televisiva dopo una sessione parlamentare dedicata alla situazione in Palestina e ai crimini commessi contro a Gerusalemme e Gaza.
I parlamentari hanno anche chiesto il richiamo dell’ambasciatore della Giordania da Tel Aviv.
Ora le decisioni sono in mano a Bishr Khasawneh, il primo ministro, che ha detto che il governo esaminerà tutte le opzioni.
La Giordania deve fare i conti con circa la metà dei suoi 10 milioni di abitanti che sono di origine palestinese, inclusi circa 2,2 milioni di rifugiati registrati presso le Nazioni Unite.