Papa Francesco parla per la prima volta dei musulmani perseguitati in Cina

Per la prima volta Papa Francesco, unico capo della chiesa cattolica, ha parlato delle comunità musulmane perseguitate in Asia, in particolare degli uiguri in Cina e dei rohingya in Myanmar. Lo riferisce la rivista dei gesuiti statunitensi America, commentando in anteprima alcune pagine del nuovo libro di Bergoglio “Ritorniamo a sognare”. Gli uiguri, gruppo di etnia turca che vive nella zona nordoccidentale della Cina, sono perseguitati dal Partito comunista cinese e il papa è stato più volte accusato di restare in silenzio di fronte a questa vergogna. Bergoglio si è scontrato persino con l’amministrazione Trump, che lo ha accusato di avere un atteggiamento troppo permissivo verso la Cina per quello che riguarda la repressione dei diritti umani non solo nello Xinjiang, la regione popolata dagli uiguri, ma anche a Hong Kong.

Le parole del papa per i perseguitati

Tra le dichiarazioni di Bergoglio spicca questa: “Penso spesso ai popoli perseguitati: i rohingya, i poveri uiguri, gli yazidi”. I giornali statunitensi, specialmente quelli più conservatori, hanno accusato spesso papa Francesco di essere stato “troppo tenero” verso la Cina, e di averlo fatto per concludere l’accordo tra Pechino e il Vaticano (confermato a settembre scorso). Nel suo libro, il papa parla anche delle proteste anti-razziste dopo la morte di George Floyd, l’afroamericano ucciso durante un arresto a maggio di quest’anno.

Parlando di coloro che invece manifestano contro le misure anti-Covid, Bergoglio afferma: “Non si troveranno mai queste persone nelle proteste per la morte di Floyd, o perché ci sono baraccopoli dove i bambini non hanno acqua o educazione, o perché intere famiglie hanno perso il loro reddito. Non si troveranno mai queste persone che protestano perché la sbalorditiva cifra spesa in commerci di armi potrebbe essere usata per nutrire l’intera razza umana e dare istruzione a tutti i bambini del mondo”. Insomma, Bergoglio contrappone chi protesta per piccole e momentanee restrizioni alla libertà personale, a chi lo fa contro problemi enormi che riguardano tutta l’umanità.

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