Notti d’Oriente: Shahrazad la voce del deserto

Da sempre i racconti e le leggende rappresentano un’occasione per poter comprendere l’attitudine di un popolo. Le Mille e una notte, un interessante nucleo di racconti che oscilla tra il reale e l’immaginario, fornisce al lettore una chiave di lettura per poter comprendere l’eredità culturale e spirituale del popolo arabo.

Nell’immaginario collettivo, la raccolta rappresenta una trascinante epopea cui protagonisti sono mercanti, marinai, pescatori, barbieri, schiavi e ladri impegnati ad affrontare rischi e difficoltà con animo intrepido, alla costante verifica di se stessi ed un continuo affinamento dell’intelletto. Le Mille e una notte ci giungono presentate all’interno di una storia che fa da cornice alla serie di racconti che risultano essere a volte autonomi e a volte concatenati l’uno all’altro.

Per chi non conoscesse la storia, il re è stato tradito ed in seguito al triste episodio matura nel suo animo il desiderio di vendicarsi del genere femminile: al termine della prima notte di nozze, il destino della sua novella sposa è segnato. La poveretta verrà uccisa il giorno dopo.

L’opera ci racconta di Shahrazad, figlia del visir che, sera dopo sera, racconta al re Shahriyar una coinvolgente storia, puntualmente interrotta dall’abile narratrice e ripresa il giorno successivo. Nulla è lasciato al caso.

Notte dopo notte, si avvicendano mille avventure e nel frattempo che Shahrazad racconta, il re dimentica il suo odio per le donne ed il suo fiammeggiante desiderio di vendicarsi si placa. La nostra bella ed incantevole Shahrazad, la donna che ha sfidato la rabbia del re è una delle figure femminili maggiormente analizzate nel panorama letterario arabo: un fiore del deserto insomma.

Oggetto di ammirazione, hanno raccontato di lei, scrittori, registri, poeti, “tu me fais tourner la tète”, direbbe qualcuno. L’eroina indiscussa del racconto è lei, una donna che racchiude il suo potere nelle parole. L’arte oratoria, l’arte del dire, la più nobile delle arti, tanto caro a Greci e Romani, acquisisce nuove sfumature.

La voce si fa donna o la donna si fa voce?

Shahrazad non ha una piazza, un’agorà ove decantare la sua eloquenza, non ha un piazzale gremito di seguaci e avversari, è lei il punto di partenza, ed il re, l’unico ad ascoltarla, è il punto di arrivo.

La figura femminile si fa sostanza attraverso le parole, toccando l’apice attraverso frasi ad affetto, solidità delle idee, argomentazioni nobili ed il tutto condito dalla capacità di toccare le corde più rintanate del subconscio del re.

Shahrazad racchiude le antiche qualità che, prima di lei furono attribuite solo alle Muse, le nove divinità greche custodi della cultura e delle arti. Cosi come loro, la nostra eroina dalla voce magnetica fa dondolare l’animo del re sfruttando le sue conoscenze enciclopediche e le manovre intellettualistiche che abilmente inserisce all’interno di ogni racconto.

Questa la profonda ed incolta essenza che l’opera ci rimanda oggi: la nostra eroina in quanto figura femminile è perfettamente declinabile in un’estensione sociale, emotiva ed intellettuale.

 

 

 

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