In Arabia Saudita gli Ulema acconsentono al diniego di pregare il Venerdì

Questa settimana in Arabia Saudita il “Senior Scholars Council” ha emesso una sentenza che acconsente a chiunque che abbia sintomi del CoViD-19 di non recarsi in preghiera il giorno del jum’à(il giorno del Venerdì, della preghiera comunitaria). È stato consentito di saltare la preghiera del Venerdì e eseguirla in casa anche a chiunque teme per la sua salute.

Decisione, credo, che non aveva bisogno di una riunione di un consiglio di sapienti, visto le norme igieniche e di buon senso che ogni musulmano conosce, visto l’ampio esempio di avvenimenti che abbiamo nella vita del nostro amato Profeta.

Una decisione dovuta, poiché in tutto il regno, le cose iniziano a complicarsi, nonostante il governo non si esprima ancora, e considera l’infezione come non importante per la salva guardia della sua gente. C’è un silenzio interno per quanto riguarda questa epidemia che ogni tanto viene rotto da messaggi che fanno preoccupare la popolazione, come quello di vietare l’offerta della shisha (narghilè) nei locali. Questo ha provocato l’allontanamento da tutti i locali pubblici e dai mall che sono il luogo di svago dei giovani sauditi.

Sono state vietate al pubblico le finali di basket e alcuni avvenimenti sportivi, come è stata vietata la circolazione dei cittadini sauditi nella maggior parte dei pesi d’Europa e dell’Asia, con il blocco del voli.

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