Violenza sulle donne: musulmani, cattolici ed ebrei lottano insieme

“Not in my name. Ebrai, cattolici e musulmani in campo contro la violenza sulle donne” è il titolo dell’iniziativa che sarà presentata martedì prossimo, alle 15, nella sede del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, a Roma.

Lotta comune contro un fenomeno dilagante, che presenta dinamiche diverse. Influente è il fattore culturale della violenza. Violenze causate da futili motivi,  o da gelosia o dovute alla separazione. Violenze in casa compiute dal partner, per la maggior parte, invece quelle di altri soggetti anche in strada, nei luoghi pubblici e sul posto di lavoro. Scatenate magari dall’effetto dell’alcool o di sostanze stupefacenti. Il  fenomeno è noto. E ora le religioni scendono in campo. Perché? Risponderanno a questa domanda Aisha Lazzerini, coordinatrice del comitato scientifico della Coreis (Comunità religiosa islamica), il rabbino Roberto Della Rocca, Marta Rodriguez, dell’Ateneo Regina Apostolorum, e Chiara Ferrero, presidente dell’Interreligious studies academy.

L’iniziativa che si presenterà nella Capitale è nata dalla collaborazione tra l’Ucei (Unione delle comunità ebraiche iteliane), la Comunità religiosa islamica italiana e l’Ateneo pontificio Regina Angelorum. In programma la tavola rotonda su “Pregiudizio, discriminazione e violenza di genere: riflessioni e sfide aperte”, introdotta e moderata dalla giornalista Luisa Betti Dakli. Previsti il contributo di Paola Cavallari (Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne),  quello Teresa Dattilo (presidente dell’associazione Donna e politiche familiari), quello dell’avvocato Maddalena Del Re e quello della ricercatrice Istat, Claudia Villante.

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