Un Ramadan ecosostenibile? Riflessioni e prospettive

di Manuel Olivares

 

La relazione tra Islam ed ecologia è oggi, più che mai, attuale. Per due semplici ragioni: 1) stiamo vivendo in quella che il Professor Ahmed Paul Keeler, dell’Università di Cambridge, definisce una age of crisis, una fase di crisi a tutto tondo in cui l’ambiente è particolarmente penalizzato; 2) l’Islam è candidata a divenire, entro un paio di generazioni, la prima religione al mondo per numero di seguaci e, dunque, quanto accade nel mondo islamico non può non avere ripercussioni di cruciale importanza, a livello globale.
Di conseguenza, tentare di contribuire a rendere il mondo islamico sempre più attento alle questioni di natura ambientale rappresenta sicuramente un aspetto che ha una sua rilevanza nella salvaguardia del pianeta.
Di qui l’idea di lavorare, tra le altre, nella direzione di un Ramadan ecosostenibile.
A Londra è nato un gruppo di volontari, supervisionato dal Muslim Council of Britain — un’organizzazione-ombrello del nutrito ed articolato mondo islamico del Regno Unito, cui abbiamo accennato anche nel nostro articolo sulla Moschea “verde” di Cambridge — che si sta impegnando a questo riguardo.
Purtroppo gli eventi dell’ultimo mese (inutile dire che stiamo parlando della drammatica irruzione, nel mondo, del Covid 19) stanno rallentando il nostro lavoro. Inoltre, il Ramadan, quest’anno, non potrà essere vissuto nella sua — fondamentale — dimensione comunitaria, quella su cui ci stavamo principalmente concentrando.
Sappiamo difatti che nel mese di Ramadan i musulmani, dopo aver digiunato dall’alba al tramonto, si riuniscono nelle moschee, in case private, in associazioni e simili per il momento della cena (Iftar). Quel che spesso accade è che, a fronte di un alto numero di convenuti, nel corso dell’Iftar vengano utilizzati molti prodotti di plastica, i cui effetti sull’ambiente sappiamo essere altamente nocivi ( basti pensare alla Great Pacific Garbage Patch; l’isola dei rifiuti — in buona parte plastici — che si estende nell’oceano pacifico, tra la California e le Hawaii, su una superficie grande tre volte la Francia).
Stando ad alcuni dati di pubblica consultazione, in diverse moschee del Regno Unito vengono distribuite, durante l’Iftar, 800-1000 bottiglie di plastica al giorno per dissetare i convenuti. Anche il cibo viene spesso distribuito in piatti di plastica e di plastica sono, generalmente, i bicchieri e le posate.
Di qui l’idea di sensibilizzare la comunità islamica britannica ad organizzarsi, quest’anno, in maniera diversa. In alcune moschee del Regno Unito, per la verità, importanti passi in questa direzione sono già stati fatti. Ad esempio nella York Mosque e nella Green Lane Mosque di Birmingham (che hanno annunciato, agli inizi di maggio 2019, il no single use plastics policy; il banno all’utilizzo di plastica monouso) sono state distribuite, nel corso dello scorso Ramadan, bottiglie e posate riutilizzabili.
Sono del resto disponibili sul mercato piatti e posate monouso che, tuttavia, sono anche compostabili (pur a fronte di un prezzo sicuramente maggiore di questi prodotti).
Ancora lo scorso anno Harun Khan, segretario generale del Muslim Council of Britain, dichiarava:

As Muslims fast in Ramadan to be closer to God, it is important be mindful of his creation and care for the environment. We’re glad therefore that many mosques are leading the way by banning plastics at mosques. We hope many more will get involved and ensure their congregations opt for an eco-friendly approach. We all must play our part in protecting the Earth.

Nel momento in cui, come musulmani, digiuniamo nel corso del Ramadan per essere più vicini a Dio, è importante prendersi cura della sua creazione e salvaguardare l’ambiente. Siamo dunque contenti che molte moschee stiano muovendo in questa direzione vietando l’utilizzo della plastica nei propri spazi. Speriamo che molti altri si coinvolgano facendo sì che le proprie comunità adottino un approccio ecosostenibile. Dobbiamo tutti giocare il nostro ruolo nella protezione della terra.

Quest’anno, tuttavia, come si accennava, l’Iftar non potrà probabilmente avere luogo nella maggior parte delle moschee del mondo e dunque questa campagna di sensibilizzazione può essere rivolta, al momento, alle famiglie. Il Ramadan è oramai alle porte e questo vuole appena essere un sasso nello stagno. Avremo modo, di qui al prossimo anno, di affinare i nostri strumenti di sensibilizzazione, tentando di coinvolgere il più alto numero possibile di organizzazioni islamiche del Regno Unito (e di condividere l’iniziativa a livello internazionale, potendo beneficiare di materiale in lingua inglese) per rendere il mese di Ramadan meno impattante.
Oltre che nel Regno Unito campagne per un Ramadan eco-sostenibile sono attive, da tempo, in diversi altri paesi.
Sul sito della Islamic Society of North America (www.isna.net) si legge:

Since 2015 ISNA Green Initiative have been conducting “Greening Our Ramadan” campaign to encourage environmentally friendly practices.

Dal 2015 l’Iniziativa ISNA Verde sta conducendo la campagna “Rendiamo verde il nostro Ramadan”, per incoraggiare pratiche eco-sostenibili.

Ancora negli Stati Uniti merita menzione il sito greenramadan.com, di Kori Majeed che ha recentemente sintetizzato tre buone prassi per un Ramadan ecosostenibile:

-mangiare meno carne,
-riciclare,
-fare le abluzioni rituali prima delle preghiere (wudhu) in maniera responsabile, evitando cioè di sprecare troppa acqua.

In Germania non vogliono essere da meno. Nel paese è difatti attiva, da qualche anno, la Ramadan Plastikfasten campaign: una campagna in cui si digiuni, durante il Ramadan, dalla plastica.
Una campagna di sensibilizzazione per un Ramadan verde è partita, l’anno scorso, anche in Italia. È nata grazie alla spinta dei ragazzi musulmani che frequentano le moschee torinesi di Taiba e Rayan per trasformare il Ramadan in un evento spirituale più sostenibile: dalle stoviglie compostabili per l’Iftar fino alla piantumazione di alberi al parco Dora.
Gli esempi si potrebbero moltiplicare, la rete è prodiga di dati. In chiusura mi permetto dunque di segnalare alcune pratiche, per un Ramadan ecosostenibile — e, quest’anno, “domestico” — riproponendo le molte che vengono suggerite da diverse organizzazioni, piccole e grandi, in diverse aree del mondo:

-Utilizzare, per le cene di Iftar, prodotti locali, preferibilmente biologici e da commercio equo e solidale;
-Evitare sprechi di cibo;
-Utilizzare in maniera responsabile l’acqua al momento delle abluzioni;
-Evitare il più possibile l’utilizzo di plastica;
-Prediligere l’uso di succhi di frutta freschi e centrifugati di verdure, prodotti sul momento, alle malsane bibite zuccherate (che troppo spesso ho visto nel corso delle cene di Iftar e che sono, a loro volta, contenute in bottiglie di plastica);
-evitare di utilizzare buste di plastica; abituarsi piuttosto ad avere sempre con sé borse, riutilizzabili, di cotone o di tela, ad esempio per lo shopping in vista dell’Iftar (abitudine che è bene venga, naturalmente, estesa anche oltre il mese di Ramadan);
-illuminare gli ambienti con lampade LED a basso consumo (una pratica suggerita alle moschee ma è, naturalmente, valida anche per le case private, prima durante e dopo il Ramadan).

In un bell’articolo su euronews.com: 5 tips for an eco-friendly-ramadan si suggeriva ancora:

-cibo vegetariano per il Ramadan (considerata la scarsa sostenibilità dell’industria della carne);
-disconnettersi parzialmente da tutto ciò che ci rende, abitualmente, dipendenti: telefoni cellulari, i phones, laptop computers, tablets, tv. Non solo per risparmiare energia elettrica, si legge sull’articolo, anche per ricaricare la propria energia mentale, leggendo un buon libro, spendendo del tempo piacevole con i propri cari o facendo qualcosa con le proprie mani. Eventualmente, come suggerivano altri ecologisti musulmani: piantare un albero o curare un giardino, ove questo sia possibile.

In questa grave age of crisis il mese di Ramadan può dunque diventare anche un periodo di collaudo di uno stile di vita più sostenibile che, naturalmente, non deve svanire nel momento in cui si cessi di digiunare dall’alba al tramonto. È bene diventi, piuttosto, una costante di un buon percorso di fede.
Ramadan Mubarak a tutti, e che sia un Ramadan il più verde possibile!

 

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