Tutti gli arabi parlano arabo? – Stereotipi al microscopio

Stereotipi al microscopio: quanto sappiamo davvero dei musulmani e degli arabi?

Chi sono gli arabi? Sono solo gli abitanti dei cosiddetti Paesi arabi? Sono coloro che parlano la lingua araba come lingua madre? Oppure sono semplicemente coloro che si definiscono tali? Sicuramente la questione identitaria araba è stata una delle più dibattute nell’ultimo secolo ma questo non ha impedito ai più di saltare a conclusioni affrettate e rifugiarsi nelle rassicuranti braccia di generalizzazioni, stereotipi e pregiudizi.

Un’idea di Elena Nicolai

Tutti gli arabi parlano arabo

 

Che lingua parlano gli arabi in famiglia e con gli amici? E a scuola? Che lingua sentiamo quando accendiamo la televisione di un qualsiasi stato arabo? Oppure che lingua leggiamo sulle maggiori testate giornalistiche? Sicuramente noi “altri” diremmo arabo, però se, a titolo d’esempio, ascoltassimo bene un libanese o un tunisino o un egiziano o anche un marocchino parlare con un parente o un amico capteremmo qua e là delle parole familiari, che ci ricordano qualcosa…ma cosa? Forse il francese? O lo spagnolo?. Com’è possibile? La situazione linguistica dell’arabo è più complessa di quanto si potrebbe pensare.

Proviamo a fare chiarezza, ampliamo il nostro sguardo su questa realtà.

Il parlante arabo nasce madrelingua di un dialetto arabo e non della lingua che noi stranieri impariamo studiando la lingua araba.
Ma, quindi, noi cosa studiamo nel momento stesso in cui decidiamo di studiare la lingua araba?

Solitamente, ci viene insegnata una variante dell’arabo utilizzata in situazioni formali e ambienti circoscritti, che potremmo definire classicheggiante e che anche gli stessi madrelingua arabi imparano a scuola ed è chiamata fuṣḥa o arabo moderno standard. Infatti, in situazioni familiari e in particolare sin dall’infanzia, gli arabi parlano una variante definita ᶜammiya la quale ha una connotazione più informale e colloquiale, detto in maniera più semplice, sarebbe una forma dialettale dell’arabo moderno standard, che varia di paese in paese, anche a seguito di un retaggio coloniale e delle influenze non arabe sulle società arabe odierne.

Quale variante è più adatta e a quali situazioni? Sicuramente la variante dialettale è ampiamente utilizzata nella vita quotidiana e questo implica il suo utilizzo per la strada, al mercato, nei negozi, a lavoro, sia con persone conosciute che sconosciute. Infatti, se in una di queste situazioni si parlasse la variante più formale, questa scelta sarebbe causa di una grande ilarità presso l’interlocutore, oppure renderebbe chiaro che chi sta parlando è uno straniero. Diversamente, sui quotidiani, durante dibattiti tra intellettuali, discorsi politici ufficiali, programmi televisivi di informazione, documentari e talvolta programmi educativi per bambini viene utilizzato l’arabo moderno standard rispondendo alle esigenze del contesto formale o pedagogico-educativo.

Un altro elemento da non dimenticare è il fattore “lingua straniera”. Infatti, i parlanti nell’espressione orale non solo passano da una variante all’altra dell’arabo, bensì impiegano anche lingue come il francese, l’inglese o lo spagnolo, come naturale conseguenza della colonizzazione della maggior parte dei paesi arabi. L’apprendimento delle lingue ufficiali degli stati coloniali ha posto di fatto le basi per il bilinguismo fattuale nell’istruzione e nella realtà comunicativa di questi paesi che ai giorni nostri è sfociato nella transglossia.

Una riflessione a parte meritano i cittadini di origine araba nati e cresciuti in Europa. Come parlano arabo? Parlano principalmente la variante dialettale e moltissimi affrontano diverse difficoltà nella comprensione della variante classicheggiante, proprio perché non sono nati in un contesto linguistico che consentisse di sviluppare questa abilità. Quindi, è possibile che gli stessi arabi non capiscano l’arabo! Da qui forse il motteggio antico, in situazioni in cui ci pare di non essere compresi: Ma che, parlo arabo?

Facebook Comments Box