Tre anni e il blocco anti-Qatar hanno dato frutti inaspettati

Dopo tre anni compiuti il 5 giugno scorso, cui ha posto l’Arabia Saudita, il Bahrein, gli Emirati Arabi Uniti e l’Egitto contro il Qatar, i risultati sono stati completamente inattesi e non come il quintetto si aspettava.

A parte, è mia considerazione dire che l’Egitto con questa mossa ha dimostrato la sua completa non libertà, sudditanza e di sicuro, agli occhi dei più esperti internazionalisti geopolitici, mancanza di nervo, coraggio e politica estera, che ne fa un paese da non tenere in considerazione, dimostrato anche all’appoggio in Libia, caldeggiato da Abu Dhabi e dal regalo fatto al monarca saudita dell’isolotto all’imbocco del Mar Rosso.

A parte, come dicevo la mia considerazione, il Qatar ha avuto solo vantaggi da questo blocco che molto probabilmente sarà destinato a essere sepolto con la magra figura di pessimo politico del giovane MbS e dei suoi seguaci, che pensavano i sauditi forti e potenti.

Doha, con il blocco, è riuscita a sviluppare la sua industria alimentare, rendendosi quasi autosufficiente. Questo per un paese che ha vissuto di solo petrolio e un po’ di turismo, è un risultato ragguardevole, specialmente nei confronti del gigante vicino di casa, che si è fatto portatore di questo blocco.

Il gigante saudita appesantito, oltre a non avere l’autosufficienza alimentare, conquistata dal Qatar, ha perso anche la sua sicurezza interna, visto gli attacchi alle sue raffinerie avvenute tempo fa, e portate a termine non da un esercito ufficiale ma da un gruppuscolo di miliziani, che sta combattendo da anni, con l’aiuto di potenze straniere vicine, che tra l’altro non desiderarono altro che la distruzione del regno, per realizzare il sogno di grandezza iniziato intorno al 1948.

E questo è uno smacco che il principe re MbS, che non si aspettava. Come non si aspettava l’altolà degli USA quando insieme agli Emirati ha cercato di trovare una scusa per invadere la piccola ma florida penisola qatarina. E non si aspettava neanche che l’emiro di Doha con il suo entourage, potesse sviluppare e ampliare le sue reti commerciali sorvolando il blocco imposto: Somalia, Turchia, Iran, USA e Europa, senza contare l’Oriente, hanno talmente incrementato le esportazioni e le importazioni dal Qatar, da farne uno stato, secondo il Fondo Monetario Internazionale, in netta crescita per tutto il 2020, superando  l’economia degli Emirati Arabi Uniti e della stessa Arabia Saudita. Un’altra scelta sconsiderata da parte di chi è principe e si è impadronito del regno, soverchiando anche l’ordine di discendenza al comando del Regno.

Anche Abu Dhabi ha commesso i suoi errori, dal fallito attacco reale al fallito attacco virtuale ai media del Qatar, al completo fiasco di cercare di allontanare la Somalia e il resto del mondo dal Qatar. Tanto che gli emiratini, segretamente, hanno cercato un accordo per usufruire di una piccola luce internazionale nei mondiali di calcio del 2022, dicendo che si sarebbero impegnati a favore di Doha per far terminare il patto anti Qatar con gli altri quattro membri suoi alleati. Naturalmente tentativo andato a vuoto.

Visto l’inefficienza di questo patto, il regno saudita ha invitato il Qatar al meeting del GCC virtuale del 23 marzo sul CoViD19, in cui i ministri hanno detto a fine: “Bisogna coordinare le misure precauzionali tra gli Stati del GCC in tutti i settori per sostenere la ripresa economica e di unificare le misure adottate per combattere l’epidemia”.

Il riavvicinamento inizia a farsi avanti, anche perché sia l’Oman e sia il Kuwait hanno mantenuto al neutralità nei confronti del Qatar, e tutta questa divisione mina le basi fondanti degli accodi primari del 1981 alla formazione del GCC. Questo provoca danni alle economia del golfo, che hanno sempre collaborato aiutandosi, ma i nuovi politici, che poco conoscono la storia o hanno manie di grandezza, non certo possono essere ai livelli dei loro predecessori. Un po’ come capita qui da noi in Italia con la classe nostra classe politica che certo non può essere paragonata a quella di trent’anni fa in poi. Ma lo stesso capita nel resto del mondo, basti guardare Londra con il brexit e la famosa “immunità di gregge” e senza scordarci dello sceriffo stelle e strisce che è presieduto da uno che di politica ne sa quanto ne sa dei suoi evitati fallimenti.

Il riavvicinamento, come scrivevo si cercando ci compiere anche in gran segreto, perché la Turchia nel Golfo fa paura non solo a Ryadh, ma anche a Washington, che segretamente sembra si stia adoperando in questa direzione.

Il Qatar alla fine, da tutto questo ne ha tratto vantaggio, e il portavoce del ministero degli Esteri Lolwah al-Khater, infatti descrive il blocco come una “benedizione sotto mentite spoglie”, poiché i tentativi di isolare il Qatar hanno ironicamente portato alla prosperità del paese.

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