Transgender malese compie il pellegrinaggio suscitando ira e apprezzamenti

Succede tutto per causa di alcune foto postate sul profilo instagram di Nur Sajet, ricca imprenditrice malese transgender, nata con il nome di Muhammad Sajjad. Pubblica foto vestita dal classico abito che le donne malesi usano quando vanno a compiere il pellegrinaggio a Makkah, il telekung e nella classica abaya con niqab nelle successive tappe del viaggio in Arabia Saudita.

Le sue foto hanno provocato l’ammirazione di moltissimi suoi follower su Instagram, ne ha quasi un milione e mezzo, e non solo musulmani. Ma hanno provocato anche l’ira del ministro degli affari religiosi della Malesia: Mujahid Yusof Rawa.

“Mi dispiace per le tue foto apparse su Instagram, che sono un’offesa per l’Islam”, ha riferito il ministro Rawa: “Per favore, ritorna alla tua origine naturale, rispetta gli altri, rispetta la religione e rispetta le leggi del paese che stai visitando”, e conclude dicendo che questo potrebbe rovinare le relazioni esistenti tra Putrajaya e Riyadh.

Alle domande incessanti del ministro agli organizzatori del viaggio, l’agenzia ha riferito che l’influencer non è più a Makkah, ma fuori Madinah a visitare località d’interesse religioso, e loro si difendono dicendo in un comunicato che hanno chiesto a Nur Sajet di non apparire troppo e di collaborare con le autorità chiedendo scusa, ma a quanto pare Sajet ha seguito il suo istinto, e sembra che abbia detto che farà sue dichiarazioni al ritorno in patria.

Il ministro ha cercato di bannare le foto e oscurare il profilo di Sajet, ma un consiglio di avvocati malesi, che difende i diritti degli oppressi e della povera gente, ha espressamente detto che tale atto viola la legge costituzionale della Malesia e quindi non può essere applicato.

È intervenuto anche uno studioso turco residente negli States sulla questione: Mustafa Akyol, che  afferma che Nur Sajat non dovrebbe essere presa di mira dalle autorità, perché dimostra che ci tiene alla propria religione con il fatto che ha compiuto uno dei pilastri obbligatori dell’Islam, uno dei due pellegrinaggi.

Akyol è un forte sostenitore della libertà nel mondo musulmano, e spesso critica quella visione bigotta, secolarista ed estremista dell’Islam, che spesso provoca danni agli stessi musulmani: “Probabilmente lei non ha disturbato nessun altro musulmano che le era intorno in terra santa, forse neanche si sono accorti del suo essere, perché non volete rispettare il modo in cui si identifica?”.

Nella stessa dichiarazione egli dice che nel mondo musulmano, ma shiita, i transgender  hanno riconosciuto il proprio status, senza che il governo ostacoli il percorso, anzi è lo stesso che li incoraggia nel cammino della trasformazione. Questo è accaduto perché, dopo la rivoluzione del 1979, Khomeini fece una fatwa nel 1986 (sentenza religiosa che vale come legge), che approvò tutto l’iter di cambiamento fino alla fine del suo percorso.

Continua dicendo che anche in Pakistan i transessuali sono riusciti ad avere un riconoscimento e una certa protezione dal governo e che l’intera comunità musulmana deve iniziare a pensare che debbano essere accolti per ciò che sono e divenire parte integrante della ummah: “Questo tipo di persone sono sempre esistite nella storia per ragioni a noi non note; persone che nascono con un conflitto interiore tra l’aspetto fisico e l’aspetto psicologico, tra la fitra del fisico e la fitra della mente, in altre parole hanno il fisico rappresentato da un genere e lo spirito e la mente del genere opposto” Fitra è una parola araba che indica la disposizione originale delle cose.

Aykol continua: “Penso che la giusta risposta islamica a questo fatto non sia discriminazione o persecuzione, ma piuttosto la compassione e l’aiuto, una persona trans non dovrebbe avere problemi a essere un membro della società, specialmente come in questo caso, di un buon musulmano che compie un atto obbligatorio e dispendioso”.

Termina la sua dichiarazione: “Credo che Nur Sajat debba essere lasciata in pace, non demonizzata, presa di mira o gli sia vietato di visitare la santa Ka’bah”, e io, autore del pezzo, mi permetto di aggiungere, che quando un musulmano compie sia il piccolo o il grande pellegrinaggio (umrah e hajj), dovrebbe essere concentrato su sé stesso e non sulle persone che gli sono attorno, pensare ad altro o notare altri, e per coloro che sono dall’altra parte del mondo, nelle loro case, comodi a guardare la televisione o uno schermo di un computer, dovrebbero rispettare chi con sacrifici di salute, tempo, lavoro e denaro compie un’azione obbligatoria che è molto meritoria per la nostra religione.

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