Sì, il Ramadan è per gli italiani (2)

Il mese del digiuno e del cambiamento in meglio, si spera. Ed è una speranza di ogni musulmano, specialmente quelli che vivono nelle proprie famiglie di origine, italiane e spesso lontane del nostro concepire la fede. Spesso no è una loro colpa, ma è la società che ci circonda ad influenzare secondo i suoi usi e comodità le persone.

Influenza che porta fratelli e sorelle a vivere il ramadan in sordina, in apprensione e in situazioni che forse anche molte famiglie interamente musulmane non comprendono appieno.

“Essendo un convertito, mi capita che alcune persone ascoltino la mia storia, altre mi commentano dicendomi che sono troppo estremo e non devo digiunare”, è Righel (userò nomi di fantasia per mantenere l’anonimato) che con rammarico mi confida questo. “Mi fanno molte domande, vogliono sapere cosa è lecito e illecito che io faccia; chiedono delle mie esperienze e delle reazioni alla mia scelta.” Righel continua nella sua confessione confermandomi che alcune persone, poche, condividono il suo digiunare e lo sostengono, ma da un consiglio: “Non ascoltare le persone cui non piace quello che stai facendo; ci saranno sempre, segui il tuo cuore e fai le cose che ti rendono più felice.”

Poi, da buon meridionale che no si lascia abbattere da nessun cataclisma, con la calma spiega cosa sta facendo in questo mese: “Bevo molta acqua o latte durante Iftar(rottura del digiuno) o Suhoor(Colazione prima dell’inizio del digiuno), e lo faccio a piccoli sorsi, altrimenti dopo 10 ore di digiuno, ogni stomaco ne soffrirebbe. Non bevo caffè, specialmente durante Suhoor.”

Rigel poi mi descrive i suoi pasti: “Per quanto riguarda il mangiare, uso alimenti con molto potassio; i datteri sono il massimo, ma anche le banane sono molto salutari, evito le cose salate e mangio molto naturale”.

“Certo, non tutto va facilmente, ogni giorno accadono cose difficili: per me è confrontarmi con i miei amici, dire ai miei amici che stono in digiuno; molti di loro, credono, come ho detto prima, che se preghi e digiuni, o sei impazzito, o ti sei estremizzato, e quindi sei da accantonare!”

“In questo mese con il problema del CoVid19?” Gli chiedo. “Io ho in mente Dio, sicuramente quando sei tentato o in difficoltà penso solo a Lui, mi ha sempre dato il potere di non arrendermi.” Righel è commosso e sospira e mi accenna che essere chiuso in casa non è certo un grande problema: “Anzi, mi da più tempo per avvicinarmi alla mia religione e capire bene tutto quello che ho fino ad oggi trasportato in avanti”

Non tutti naturalmente viviamo le stesse esperienze, e come detto cercherò di portarne diverse, come quella di Bulma (sempre nome di fantasia):

“Ramadan Benedetto, lo aspetto, come un ospite di riguardo che entrando onorerà la mia casa, le mie giornate, le mie abitudini; direi che quest’anno é un privilegio, poter cominciare questo mese senza restrizioni o sforzi dovuti agli orari di lavoro.” Lei è molto felice e sprizza luccichi dagli occhi che solo ad esserne incrociato ti mettono nella situazione di voler sentire la stessa sua gioia e tranquillità.

Bulma è giovane con figli e dice: “Vivere al meglio questo mese, nonostante il confinamento, cercando di mantenere stretti i più piccoli propositi, per poi aumentarli ogni giorno di più.”

“Sarà un po’ diverso, mi mancherà il correre in moschea per il tarawih, mi mancherà sentire quella percezione di leggerezza tornando a casa dopo la preghiera: non ha prezzo.”

Bulma è un’esplosione di forza e conclude: “Penso che si dovrà avere una grande forza e volontà per vivere questo mese in un clima di serenità e stretta unione con Dio.”

 

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