Sessantamila neomaggiorenni stranieri in cerca di aiuto

Dal 2014 sono arrivati in Italia circa 70mila minori soli, il 93 per cento dei quali è costituito da ragazzi. Nell’83,4 per cento dei casi si tratta di individui di età fra i 16 e i 17 anni. Fuggono da conflitti, povertà, disastri o cercano opportunità. Durante il viaggio molti di loro hanno affrontato pericoli e sperimentato detenzione, violenza, sfruttamento e abusi. Questo il quadro presentato dal report voluto da Unicef, Unhcr e Oim intitolato “A un bivio. La transizione all’età adulta dei minori stranieri non accompagnati in Italia”. Circa 60mila neomaggiorenni negli ultimi cinque anni provenienti da questi percorsi hanno evidenziato la necessità di comprendere meglio le misure e le possibilità di tutela e d’inclusione sociale. La ricerca è stata condotta da Ismu.

Dal report emerge l’importanza del ruolo dell’educatore. Anche in termini di orientamento nelle scelte del minore. Per le ragazze emerge il bisogno di costruire relazioni positive con figure adulte di riferimento dello stesso genere. Si rilevano anche situazioni critiche che intaccano la costruzione dei rapporti di fiducia, spesso determinati da una generalizzata sfiducia nei confronti degli adulti.

Si sottolinea anche il significato educativo delle regole del sistema di accoglienza, percepito dagli intervistati come una necessità , anche se alcuni di loro mal sopportano una compressione della libertà nella gestione del tempo speso in struttura, del tempo libero, degli oggetti in loro possesso. Il percorso e le opportunità offerte dal sistema di accoglienza sono determinanti, tanto per la qualità percepita del servizio quanto per un sereno adattamento al nuovo contesto, una sorta di “merce di scambio” con la ridotta libertà vissuta nel luogo di residenza. Il report dunque delinea tre profili, che richiedono altrettanti tipi di azione: quello adattativo (si riconosce la bontà delle norme per il benessere personale e comune), quello ribelle (si travisano le regole e non se ne riconosce l’utilità), il rassegnato (pur non riconoscendo le regole si adatta per quieto vivere).

I minori, quindi, spesso faticano a comprendere il significato educativo delle regole delle strutture in cui sono accolti e talvolta non è data particolare attenzione al processo di comprensione di tale significato. Un aspetto di carattere particolarmente positivo nel percorso svolto dai minori nelle strutture di accoglienza riguarda tutte le attività sportive e ricreative che vengono offerte loro. Le testimonianze dei ragazzi e delle ragazze riportano di esperienze in generale coinvolgenti e divertenti, in cui hanno l’occasione di mettersi in gioco.

In ciascuna delle tre regioni interessate dalla ricerca è stato realizzato uno studio per individuare e analizzare alcune buone pratiche relative a processi cruciali nella transizione alla vita adulta : i percorsi di semiautonomia e le soluzioni abitative (Lombardia), le esperienze di relazioni formali e informali (Lazio), e l’esperienza di supporto ai tutori volontari (Sicilia) .

È emersa una categoria di persone che non si identificano né come minori né come adulti, ma che hanno esigenze, requisiti e profili specifici che devono essere considerati attraverso l’ascolto e il coinvolgimento diretto nelle decisioni che riguardano la loro vita (articoli 12 e 13 della Convenzione sui diritti del fanciullo), corollario fondamentale del principio dell’interesse superiore del bambino. La transizione all’età adulta è favorita dalla legge 47/2017 : fornisce all’Italia un quadro normativo avanzato per il riconoscimento dei diritti e la tutela dei minori stranieri non accompagnati, afferma il principio assoluto di non respingimento, introduce nuove disposizioni sulle misure di identificazione, prevede la creazione di una cartella sociale, introduce il nuovo ruolo del tutore volontario e le disposizioni per facilitare la realizzazione del diritto all’istruzione e alla salute. Il successo della transizione verso l’età adulta, l’inclusione sociale e il recupero dai traumi del passato sono strettamente connessi all’esperienza di accoglienza.

Un primo fondamentale ostacolo al raggiungimento dei desideri dei minori stranieri non accompagnati e alla loro transizione all’età adulta è rappresentato dalle lente e complesse procedure per l’ottenimento dei documenti. La ricerca ha evidenziato anche limiti nell’azione informativa e orientativa percorsi previsti sia di tipo normativo, che di tipo formativo e di inserimento socio-lavorativo.

Tra le raccomandazioni all’Unione europea: «assicurare procedure rapide ed efficaci di ricongiungimento familiare a partire dall’attuazione del Regolamento Dublino» e «una effettiva cooperazione tra gli Stati Membri nella valutazione del superiore interesse del minore». Tra quelle alla società civile: «aumentare le possibilità di incontro e scambio tra i giovani migranti e rifugiati neomaggiorenni, la popolazione residente e i propri pari».

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