Sentenza del TAR: no al parcheggio invece della Moschea a Pisa

Uscita il primo giugno (ieri) la sentenza del TAR della Toscana che blocca il progetto del parcheggio nell’area di Porta a Lucca che sostituisce quello della moschea.

Il progetto risale al 2012 e l’area, tra l’altro è di proprietà del centro islamico, quale ricevette l’avallo della giunta precedente a questa, per costruire il luogo di culto per i musulmani.

Il TAR ha menzionato nella sentenza gli articoli della Costituzione Italiana, relativi alla libertà di culto e di pensiero affermando: “il Comune ha in precedenza manifestato con atti formali la volontà di impedire la realizzazione della moschea”.  Il TAR ha accolto le istanze del centro islamico basandosi tra l’altro sull’ “eccesso di potere” e “violazione e falsa applicazione degli articoli 8 e 18 della Costituzione” che l’amministrazione di centro destra ha imposto dando il via libera alla variante sull’area di proprietà dell’associazione.

Il presidente dell’associazione Mohammad Kahlil, dice: “Giustizia è fatta, siamo molto felici, il Tar ha difeso la Costituzione”. La sentenza del TAR è giunta in tempo, poiché quest’amministrazione in male fede aveva approvato definitivamente la variante dell’area. I giudici, Manfredo Atzeni, Luigi Viola e Raffaello Gisondi hanno dato ragione alla Costituzione e al diritto di ogni cittadino di avere un proprio luogo di culto dove pregare: “L’associazione è portatrice dell’interesse alla realizzazione di un edificio di culto, l’unico nel Comune di Pisa, destinato a soddisfare le necessità di quanti pratichino la religione islamica, si tratta di un interesse particolare espresso nell’articolo 8 della Costituzione”. Articolo sulla libertà di culto.

Ancora in Italia, questi politici continuano a non accorgersi delle origini della vita dell’Italia che va nella direzione sua naturale del multiculturalismo e innalzano, fuori tempo e fuori ogni concetto di essere umano pensante degli steccati, nonostante, come si vede in questi giorni, queste palizzate innalzate in nome di qualcosa innaturale, portano a violenza e rivoluzioni

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