L’Ucoii denuncia: le bare dei musulmani restano in casa perché molti Comuni non hanno spazi

Ci facciamo carico di una denuncia dell’Ucoii, che ha reso noto come a Pisogne, in provincia di Brescia, dove una famiglia è costretta a tenere in casa la bara di una madre perché non ci sono gli spazi cimiteriali che consentano la sepoltura secondo il rito musulmano.

L’emergenza CoVid-19 colpisce tutti. Indifferentemente dalla provenienza e dalla religione. E in nord Italia, nelle zone più colpite non è sempre possibile gestire le sepolture, e questo si ripercuote anche sulle salme di fratelli e sorelle morti.

L’Italia è isolata come quasi tutti i paesi del bacino mediterraneo, tutte le vie di comunicazione hanno subito cancellazioni e rinvii a data da destinare e questo ha portato ad avere molte salme di musulmani bloccate qui in Italia con conseguente intasamento degli obitori italiani, che in tempi normali sarebbero state trasportate nei paesi di origine.

I musulmani hanno un metodo specifico di sepoltura, che per la nostra Costituzione ci è concesso, ma purtroppo, negli anni passati non si è mai riuscito ad avere un accordo, specialmente con i comuni e le regioni, per far si che tutti noi possiamo avere un luogo degno dove attendere la resurrezione.

E in questi giorni di guerra, in cui tante famiglie musulmane si ritrovano ad avere le salme abbandonate negli obitori o peggio ancora, com’è notizia rilasciata da Yassin Lafram, presidente dell’Ucoii, di una famiglia che ha un suo caro in casa da più di una settimana.

Accade a Pisogne, in provincia di Brescia, dove una famiglia ha nella propria abitazione la bara della madre morta il 18 marzo. Questo accade perché il piccolo comune non ha un’area dedicata ai musulmani, nonostante la nostra Costituzione lo consenta, e l’area cimiteriale più vicina è la Città di Brescia, che rifiuta categoricamente che la salma sia portata in questo luogo.

Il presidente dell’Ucoii: “È allucinante l’accaduto, sono scioccato da questa notizia e spero che le autorità competenti si muovano al più presto per permettere una degna sepoltura a questa donna; questa emergenza che stiamo vivendo tutti non deve costringerci, quando possiamo, a trascurare l’umanità che è l’essenza della nostra società”.

L’Ucoii si era già attivata nei giorni scorsi chiedendo un intervento da parte del governo e dell’Anci, per poter agevolare la sepoltura dei defunti musulmani nei cimiteri islamici già esistenti anche se provenienti da altre province o regioni.

È una campagna di sensibilizzazione che anche altre associazioni stanno compiendo, come Anmi che è in attesa di incontrare i responsabili del comune di Lecce per chiedere che quest’area possa essere presto istituita anche nel nostro comune, data la presenza di circa duemila musulmani in città e circa quindicimila in tutta la provincia. L’incontro si sarebbe dovuto tenere questo mese, ma data l’emergenza tutto è rinviato a tempi migliori.

L’Ucoii ha pubblicato sul suo sito una domanda per chiedere aiuto, per ogni famiglia musulmana che purtroppo incappa in questa situazione e non sa dove poter trovare l’area cimiteriale per seppellire i propri cari.

Le associazioni musulmane italiane, che stanno collaborando per aiutare e risollevare l’Italia, com’è evidente nei nostri ultimi articoli, sono preoccupate, per l’emergenza che potrebbe prospettarsi a causa di questa pandemia.

Chiediamo di essere presi in considerazione con i nostri diritti riconosciuti dalla Costituzione, e che questo possa essere un monito per tutte quelle amministrazioni che alle nostre richieste hanno fatto orecchie da mercante.

 

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