Russia, nuovo premier e riforme in vista

Mikhail-Mishustin

La Duma ha appena avallato il nuovo premier russo dalla nomina presidenziale: Mikhail Mishustin, economista già a capo del servizio fiscale federale è stato eletto con 383 voti a favore, 41 astenuti e 0 contrari. Si chiude dunque oggi quella che solo ieri era apparsa come una micro-crisi nell’apparato di potere russo, come lasciavano presagire le improvvise dimissioni di Medvedev e dell’intero esecutivo.

A differenza delle prime opinioni pubblicate ieri, quello che sta accadendo in Russia non è una fronda anti-Putin, bensì un modo in cui lo stesso presidente russo rimescola le carte per consolidare il suo potere e dare una risposta immediata al malcontento generato dall’andamento febbricitante dell’economia.

Da tempo il presidente ventila l’ipotesi di un referendum costituzionale, e non a caso il suo mandato scadrà nel 2024. La Costituzione russa prevede che una persona non possa essere presidente per più di due mandati consecutivi e Putin, in carica dal 1999, è riuscito a farlo per quattro mandati riuscendo a scambiare il suo ruolo proprio con quello di Medvedev nel 2008.  Al termine del suo mandato come presidente del consiglio, si è poi fatto rieleggere presidente della federazione russa.

Le dimissioni dell’intero esecutivo servirebbero dunque a lasciare spazio di manovra al presidente, che potrà così ricollocare i suoi fedelissimi nei posti-chiave, a partite dallo stesso Medvedev. A quel punto la riforma prevederebbe il trasferimento di alcuni poteri dal presidente della repubblica al premier, in particolare quelli relativi alla politica estera. Non è un caso se molte speculazioni danno proprio il sempreverde Putin, classe 1952, come probabile candidato per quel ruolo.

 

 

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