Risoluzione del Europarlamento: “Razzismo è strutturale, proteggere gli afroeuropei”

Le persone di origine africana sono vittime di razzismo, discriminazione e xenofobia in particolare, nonché di una disparità nell’esercizio dei diritti umani e dei diritti fondamentali in generale, il che costituisce la definizione stessa di razzismo strutturale. Hanno diritto ad essere protette da tali disuguaglianze sia come individui che come gruppo, anche con misure positive per la promozione e il pieno ed equo godimento dei loro diritti”.

Un invito agli Stati membri e alle istituzioni dell’Ue a riconoscere questo dato di fatto apre la risoluzione sui “Diritti fondamentali delle persone di origine africana” adottata ieri dall’Europarlamento con 535 voti favorevoli, 80 contrari e 44 astensioni. Il testo delinea un’emergenza e chiede un impegno a più livelli per tutelare una minoranza dai tanti nomi (“afro europei”,” neri europei”, “africani europei”…) che comprende cittadini europei e cittadini extraeuropei residenti in Europa, accomunati da radici anche lontane e dal colore della pelle.

Si stimano 15 milioni di persone (ma per i discendenti di migranti è difficile fare calcoli) che, come rileva anche l’Agenzia europea dei diritti fondamentali (Fra), sono “particolarmente esposte al razzismo e alla discriminazione in tutti gli aspetti della vita”. Nella risoluzione si citano ad esempio le discriminazioni nel mercato immobiliare e la segregazione abitativa, così come le pratiche di profilazione razziale e la maggiore vulnerabilità in caso di fermo di polizia, ma anche il fatto che “le persone di origine africana sono rappresentate in modo sproporzionato tra le fasce di reddito più basse della popolazione europea” e l’aumento di “attacchi di afrofobia direttamente rivolti contro i cittadini di paesi terzi, in modo particolare rifugiati e migranti”.

Tra gli antidoti a queste piaghe, l’Europarlamento indica la “partecipazione attiva e significativa delle persone di origine africana a livello sociale, economico, politico e culturale”. Chiede, quindi, alla Commissione di mettere a punto un “quadro dell’Ue per le strategie nazionali di inclusione sociale e integrazione” di questa minoranza e di rivolgerle particolare attenzione all’interno degli attuali programmi di finanziamento e del prossimo quadro pluriennale.

Gli Stati membri sono invitati a incentrare le loro strategie antirazziste comparando la situazione delle persone di origine africana in una lunga serie di settori (”istruzione, alloggi, sanità, occupazione, mantenimento dell’ordine pubblico, servizi sociali, sistema giudiziario e partecipazione e rappresentanza politica”) e a incoraggiarne la partecipazione e quindi la rappresentanza sui media, anche per far fronte alla “carenza di modelli per i minori di origine africana”. Servono una reazione “efficace” agli hate crime, uno stop a “qualsiasi forma di profilazione razziale o etnica nell’ambito dell’applicazione del diritto penale, delle misure antiterrorismo e dei controlli dell’immigrazione” e più formazione alle autorità per “riconoscere ufficialmente e combattere le pratiche di illecita discriminazione e violenza”.

L’Europa è chiamata anche a fare i conti con le ingiustizie e i crimini contro l’umanità del suo passato coloniale, con azioni che vanno dalle pubbliche scuse a forme di risarcimento, passando per la restituzione ai Paesi africani dei manufatti rubati e la declassificazione degli archivi coloniali. Anche i “grandi risultati e i contributi positivi delle persone di origine africana” vanno riconosciuti e celebrati e bisognerebbe istituire a livello europeo e nazionale la giornata internazionale in ricordo delle vittime della schiavitù, ma anche “mesi della storia dei neri”.

La risoluzione si concentra anche sull’istruzione, chiedendo di garantire parità di accesso, assistenza gratuita da discriminazione e segregazione e sostegno all’apprendimento, così come sul lavoro, quando invita istituzioni e Stati membri a promuovere e sostenere “iniziative in maniera di occupazione, imprenditorialità ed emancipazione economica a favore delle persone di origine africana”, per fronteggiare tassi di disoccupazione superiori alla media e discriminazioni nel mercato del lavoro. Commissione e Stati membri sono inoltre chiamati a garantire che “migranti, rifugiati e richiedenti asilo possano entrare nell’Ue attraverso canali sicuri e legali”.

Leggi:
Risoluzione del Parlamento europeo del 26 marzo 2019 sui diritti fondamentali delle persone di origine africana in Europa (2018/2899(RSP))

Fonte: Parlamento Europeo

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