Nel 2018, l’Unione Europea ha riconosciuto una forma di protezione a 333.400 richiedenti asilo (quasi il 40% in meno rispetto al 2017), ai quali si aggiungono 24.800 rifugiati reinsediati da Paesi terzi in uno dei 28 Stati membri. Lo certifica Eurostat, che qualche giorno fa ha pubblicato le statistiche sulle decisioni sull’asilo nell’Ue dello scorso anno.
In particolare, tra tutte le decisioni positive, 163.800 (49%) hanno riconosciuto lo status di rifugiato, 100.300 (30%) la protezione sussidiaria e 69.300 (21%) un permesso di soggiorno per motivi umanitari. La Germania è stato il Paese con più decisioni positive (139.600), seguita dall’Italia (47.900) e Francia (41.400). I beneficiari sono stati soprattutto cittadini siriani (96.100, il 29% del totale), afgani (53.500, 16%) e iracheni (24.600, 7%), un podio invariato rispetto al 2017.
I dati sull’Italia vedono scostamenti importanti rispetto alle medie europee per quanto riguarda le nazionalità dei protetti e la preponderanza della protezione umanitaria, che da noi come negli altri Paesi segue la legislazione nazionale, rispetto alle due forme di protezione internazionale definite dalle norme comunitarie.
Tra le domande accolte in Italia nel 2018, la classifica dei Paesi d’Origine vede in testa Nigeria (8.615, il 18% del totale), Pakistan (5.440, l’11% del totale) e Bangladesh (4760, il 10%). Su 95.210 decisioni in prima istanza, quelle positive sono state 30.670, mentre su 42.970 decisioni finali in appello, le positive sono state 17.215 (40%). Complessivamente, quindi, le decisioni positive in Italia sono state 47.885 (790 per milione di residenti, un’incidenza superiore rispetto al 650 per milione di residenti registrato in tutta l’Ue). Lo status di rifugiato è stato riconosciuto a 7.315 persone (15% delle decisioni positive), la protezione sussidiaria a 8.570 persone (18%), un permesso umanitario a 31.995 persone (67%). I rifugiati reinsediati in Italia da Paesi terzi sono stati 1.180.