Ramadan in Palestina, non è solo lockdown

Anche la Palestina in questo mese vive in periodo di restrizioni dovute alla Covid-19. Il presidente palestinese ha riconfermato il lockdown, anche se i numeri non sono altissimi: 495 casi accertati, 83 guariti e 2 decessi.

A Gaza, come in tutta la Palestina, sono state chiuse scuole di ogni ordine e grado, università e masjid. Nessuna funzione religiosa per il Ramadan, e come tutti i musulmani del mondo, i riti si svolgono in famiglia, ma nonostante questo, la gente è in giro per mercati e negozi, specialmente a Gaza, dove sono stati aperti, da parte di Hamas, due nuovi mall, che stanno monopolizzando l’attenzione di tutti i gazawi.

Quelli che sono esposti maggiormente al pericolo d’infezione, sono i lavoratori che dovendosi muovere per recarsi sul luogo di lavoro, non sono tutelati. Lo stato occupante non da garanzie e non protegge i palestinesi, e al governo palestinese è vietato avere giurisprudenza nei territori occupati illegalmente dai coloni, come nelle zone di Israele, dove i palestinesi si recano al lavoro. Il pericolo maggiore che le autorità mediche temono, infatti, è proprio questo tipo di possibile contagio.

In Cisgiordania, dobbiamo anche tener conto di cosa sta accadendo in questo periodo. I coloni, forti della copertura dell’idf e del governo sionista, stanno approfittando del lockdown dei palestinesi, rubando la terra e impiantando abusivamente allevamenti o avamposti, i quali diventano insediamenti, illegali naturalmente, quando interviene l’esercito per difendere un colono, distruggendo le abitazioni dei villaggi e costruendo immediatamente edifici o requisendo senza nessuna regola case dei contadini palestinesi.

Il segretario del Comitato Esecutivo dell’Organizzazione della Liberazione della Palestina, Saeb Erekat ha affermato che gli insediamenti e la sottrazione della terra ai palestinesi, stanno subendo un incremento esponenziale in questi mesi di pandemia, approfittando che il mondo intero è preso dai problemi inerenti alla covid-19 e sembra non guardare molto in Palestina.

Il coronavirus non è solo un problema sanitario ed economico in alcune zone del mondo, ma è anche un vile pretesto per i propri fini e scopi, come quelli del governo sionista di Tel Aviv. Tutto questo sta portando molto velocemente all’attuazione del famoso piano di gennaio che fu presentato alla Casa Bianca e, naturalmente, rifiutato da tutte le nazioni e le società degne di avere nel proprio DNA la parola rispetto e libertà.

 

Facebook Comments Box