Rajab, mese sacro dell’Islam (2)

(segue)

di  Shaych (Pir) Muhammad Muddaththir Chishti Nizami (Silvio Gualini)

Sette sono i giorni della settimana, sette sono le luci del Candelabro Ebraico (Menorah), per contro sette sono le porte dell’Inferno forse in contrapposizione ai sette cieli del Paradiso. Ma soprattutto sette sono i versetti della Surah Aprente il Libro (Sura Al Fatiha) e sette sono i giri attorno alla Sacra Ka’aba e sette sono anche i passaggi fra le sacre montagne di Safa e Marwah per completare il Pellegrinaggio (Umrah).

Sette sono le pietre da tirare ad ognuno dei tre Jamaraat (le rappresentazioni dello Satan-rajeem durante Hajj), sette sono i dormienti della Surah 18, Al-Kahf (la Caverna). Sette sono le fasi del Wudhu (considerando assieme capelli ed orecchie), settimo è il giorno dalla nascita di un neonato Musulmano per la cerimonia di Aqiqa. Un’estesa discussione sui molteplici significati simbolici del numero sette nelle Tradizioni non-Semitiche e nella Cosmologia porterebbe fuori tema e scopo di questo articolo.

Quindi cedo volentieri il passo dalle illazioni personali a qualche cosa di molto più concreto: una tradizione (hadith) raccontata da At-Tabarani, Rahimahu Allah, nel suo quarto volume, hadith 5405:
“Sa`eed ibn Abi Rushd, Radi Allahu Ta’ala Anhu, narra che il Santo Profeta صلى الله عليه وسلم ha detto: “Rajab è un mese tremendo in cui Allah moltiplica le buone azioni. Quindi chiunque digiuna un giorno di Rajab è come se avesse digiunato un anno; e chiunque digiuni per sette giorni le sette porte dell’Inferno gli sono chiuse; e chiunque trascorre otto giorni di digiuno, le otto porte del Paradiso gli sono aperte; e chiunque digiuna dieci giorni di Rajab non chiederà ad Allah, tranne ciò che Allah gli concederà. E chiunque digiuna per quindici giorni una voce chiamerà dal cielo, dicendo: “In verità sei stato perdonato per tutto ciò che hai fatto in passato, quindi rinnova le tue buone azioni.” E chiunque fa di più, Allah gli darà ancora di più. E in Rajab Allah ha portato Nūh, Alaihi Wa Sallam, nell’arca per sei mesi, l’ultimo dei quali è stato il giorno di Āshūra, in cui è atterrato sulla montagna di Judee, e Nūh, Alaihi Wa Sallam, ed ha digiunato insieme a tutti quelli con lui e gli animali, grazie ad Allah”.

Questo hadith svela in dettaglio il vantaggio di praticare il digiuno durante il sacro mese di Rajab. In altri termini se qualcuno dantescamente “sano di mente” ha dei “conti in sospeso” con Allah trova un’occasione d’oro durante Rajab per mettersi a posto. Per “conti in sospeso” intendo peccati anche gravi e per “sano di mente” una persona che sia ben cosciente che questo mondo non è che un battito di ciglia ed il mondo a venire è perenne (l’Eternità spetta ad Allah) per cui è meglio sfruttare questo interludio terrestre per mettersi a posto avendo la speranza che Allah accetti l’intento riparatore. Questo implica anche cercare di non ricadere nell’errore commesso in precedenza. In questo sforzo (grande jihad) di tenersi lontano dall’errore può essere d’aiuto la paura di ricadervi.

A completare e testimoniare la sacralità di Rajab vi è in questo mese una ricorrenza speciale: il viaggio notturno e l’ascensione del Santo Profeta صلى الله عليه وسلم che si celebrano il 27 del mese. Mi si conceda ancora una volta di manipolare i numeri: 27=33, dove nella scienza islamica dei numeri l’elevazione a potenza corrisponde al dominio, 1 per il mondo materiale, 2 per il mondo sottile (psichico o animico), 3 per il mondo spirituale. Tutto torna logicamente (ed Allah è Logica Trascendente
Perfetta) perché il viaggio notturno e l’ascensione del Santo Profeta صلى الله عليه وسلم hanno primariamente una valenza spirituale che Allah ha giustamente collocato al 27esimo giorno del mese a Lui Sacro.

Mi riservo eventualmente di scrivere qualche osservazione sul viaggio notturno e l’ascensione del Santo Profeta صلى الله عليه وسلم, argomento che sin dallo stesso giorno in cui venne svelato ha creato divisioni perfino fra i compagni del Santo Profeta صلى الله عليه وسلم, anche se ad onore del vero si trattava di sfumature diverse della stessa realtà che nessuno osò mai mettere in dubbio. Ben diverso purtroppo dal triste spettacolo odierno di una Ummah purtroppo divisa su Colui صلى الله عليه وسلم che da tutti deve essere considerato “Il Corano Vivente” e troppo spesso dimentichiamo – questo scriba per primo – che nessuno dei Profeti precedenti, Alaihi Wa Sallam, e lui stesso صلى الله عليه وسلم, può raccontare bugie!

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