Racconti da Gaza: «Sono a disagio, c’è l’energia elettrica da 24 ore» (I parte)

È la frase che mi ha attratto sconvolto nel racconto di Lela, una salentina dalla testa dura come solo noi salentini sappiamo essere, e come i gazawi sono di natura.

Chi sono i gazawi? È una parola che continuerete a sentire se avrete la costanza di leggere il reportage che ho intenzione di svolgere per Daily Muslim, con attori principali Gaza e i suoi abitanti. La vita che si svolge nella Striscia di Gaza fuori da ogni censura, fuori da ogni controllo dei grandi media che spesso sono di parte. Sarà dura ma è mia forte intenzione farvi capire cosa succede a due passi da casa nostra, dal mio Salento, terra di confine e porta d’Oriente.

Ho conosciuto lei, il filo conduttore che ci porterà in giro per la sognata terra di Palestina, per caso, sui social, girovagando tra le pagine che cercano di aiutare il popolo palestinese, e non mi sembrava vero di trovare una compaesana che realmente sostenesse la Palestina. E subito l’ho contattata.

Amore a prima vista, amore palestinese s’intende. Pendevo dalle sue labbra ad ogni racconto, perché non solo cercava di far capire agli italiani cosa fosse la “Falistin”, ma lei viveva lì. E sentire una salentina gazawa parlare, per me è come quando dai ad un bambino il barattolo della marmellata e gli dici: «È tuo, fai quel che vuoi!».

Ho fatto amicizia con lei e spesso ci sentiamo anche quando è in terra di Palestina. Riesco a volte a sentire dai suoi messaggi audio le voci dei Gazawi, i rumori della difficile vita che si svolge in quei luoghi, difficile già a pensare che si disponga dell’energia elettrica per solo otto ore al giorno, per volere di chi occupa quella terra.

E io inizio questo racconto proprio così, con il dialogo di Lela e il suo uomo: «Amore mi sento a disagio». «Ad avere la corrente elettrica da 24 ore?».«Si!».

Il pensiero di non avere l’elettricità per trenta minuti qui in Italia è devastante, immaginate quando manca per quindici ore. Ti devi adattare, se hai i soldi, comprando generatori di elettricità e batterie. Se hai i soldi. A Gaza, i soldi, non ci sono.

Questa fu un’altra di quelle notizie che Lela mi raccontò mentre sorseggiavamo il caffè della sua partenza per Gaza. In Occidente si parla a favore e contro la Palestina, ma nessuno conosce come realmente si vive nei territori, e sono sicuro che nessuno accetterebbe di vivere così limitatamente.

Lela si è interessata a Gaza nel 2014, durante quella famigerata campagna sionista che causò migliaia di morti palestinesi, ammazzati con le armi più micidiali che un esercito potesse avere, come i famosi proiettili che esplodono all’interno del corpo umano, vietati dalle convenzioni internazionali.

Mi racconta che ha iniziato a impegnarsi ad aiutare in qualsiasi modo quei poveretti che per cinquanta giorni subivano quegli attacchi. Tramite i social si era messa in contatto con attivisti in Italia e in Palestina, ed era riuscita a organizzare conferenze e incontri nella nostra città, Lecce, per dare informazione su tutta la situazione a Gaza.

Mi diceva: «Cercavo un contatto che potesse darmi più informazioni e farmi capire come realmente potesse vivere una famiglia». Quel contatto arrivò, dopo giorni di attesa.

(continua) – Le altre puntate

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