Oil, 188 milioni di disoccupati nel mondo

La mancanza di lavoro dignitoso, unita all’aumento della disoccupazione e alla persistenza delle disuguaglianze, sta rendendo sempre più difficile crearsi una vita migliore attraverso il lavoro, come emerge dall’ultima edizione del rapporto mondiale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) sulle tendenze occupazionali e sociali nel mondo (World Employment and Social Outlook: Trends 2020 – WESO ).

I dati relativi alla situazione italiana stimano in 2 milioni e mezzo circa il numero dei disoccupati presenti nel nostro Paese, dato che l’OIL prevede resterà stabile anche nei prossimi anni.

Dato perfettamente in linea con il trend globale, dato che è rimasto piuttosto stabile negli ultimi nove anni. Il rallentamento della crescita economica, però, implica che all’aumentare della forza lavoro a livello globale non corrisponderà un incremento tale di posti di lavoro da assorbire i nuovi ingressi nel mercato del lavoro.

Il Rapporto mostra che la discrepanza tra l’offerta e la domanda di lavoro non è solo una questione legata alla disoccupazione ma anche ad un’ampia sottoutilizzazione della forza lavoro. Oltre al numero totale di disoccupati nel mondo di 188 milioni, 165 milioni di persone hanno un lavoro con retribuzione inadeguata e 120 milioni hanno rinunciato a cercare attivamente nel mercato del lavoro o non hanno accesso al mercato del lavoro. Oltre 470 milioni di persone nel mondo fanno fronte a questo tipo di problemi.

Il rapporto analizza anche le disparità nel mercato del lavoro. I nuovi dati e le stime dell’OIL dimostrano che, su scala mondiale, le disparità di reddito sono maggiori di quanto finora pensato, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

Nel 2020-2021 la povertà lavorativa moderata o estrema aumenterà nei paesi in via di sviluppo. Di conseguenza, aumenteranno anche gli ostacoli alla realizzazione del primo degli Obiettivi di sviluppo sostenibile , ovvero eradicare la povertà ovunque entro il 2030. Attualmente la povertà lavorativa (definita come reddito inferiore a 3,20 dollari al giorno a parità di potere d’acquisto) colpisce più di 630 milioni di lavoratori e lavoratrici, cioè una persona su cinque nella popolazione attiva su scala mondiale

Un dato particolarmente sconcertante che emerge dal Rapporto è che 267 milioni di giovani (15-24 anni) non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione, mentre sono ancora più numerosi coloro che lavorano con condizioni di lavoro sub-minime.

Per quanto riguarda la crescita economica, il rapporto evidenzia che il ritmo e il tipo di crescita economica attuale costituiscono un ostacolo agli sforzi per ridurre la povertà e migliorare le condizioni di lavoro nei paesi a basso reddito. Il rapporto raccomanda un tipo di crescita diversa che stimoli attività economiche a più alto valore aggiunto, attraverso la trasformazione strutturale, l’aggiornamento tecnologico e la diversificazione.

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